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Droga nell’auto dell’amante, Filograno: «Io vittima di un processo mediatico»

«L'appello proposto dai pm, sulla cui palese infondatezza e inammissibilità spetterà alla Corte di Appello esprimersi, mi ha offerto l'occasione di depositare un appello incidentale», con cui «ho potuto contestare l'irragionevolezza di tali punti della motivazione e così ribadire, ove necessario, la mia assoluta estraneità ai fatti ipotizzati». Ad affermarlo è l'avvocato e docente universitario…

«L’appello proposto dai pm, sulla cui palese infondatezza e inammissibilità spetterà alla Corte di Appello esprimersi, mi ha offerto l’occasione di depositare un appello incidentale», con cui «ho potuto contestare l’irragionevolezza di tali punti della motivazione e così ribadire, ove necessario, la mia assoluta estraneità ai fatti ipotizzati». Ad affermarlo è l’avvocato e docente universitario barese Gaetano Filograno, recentemente assolto dall’accusa di detenzione e spaccio di droga “perché il fatto non sussiste”. Assoluzione poi impugnata dalla Procura di Bari.

Filograno si definisce «vittima di un indegno e pretestuoso processo mediatico». «È triste constatare – si legge in una nota dell’avvocato barese – come, per misere presunte ragioni politiche, si continui impunemente a gettare fango sulla mia persona, attraverso articoli fuorvianti e ingannevoli, anche in grado di occultare l’unico dato di effettivo rilievo, ossia la mia piena e totale assoluzione innanzi al Tribunale di Bari».

Filograno è considerato tra i possibili candidati a sindaco di Bari del centrodestra per le elezioni amministrative del 2024.

Nelle motivazioni dell’assoluzione la gup di Bari, Antonella Cafagna, ha definito Filograno “innegabilmente” l’ideatore di “un turpe e vile ordito criminoso” contro l’attuale compagno della sua ex moglie: per la giudice, infatti, l’avvocato e il collega Nicola Loprieno (consigliere comunale di centrosinistra a Bari) avrebbero fatto sì che la Guardia di finanza, durante un controllo, trovasse nell’auto dell’uomo 26 grammi di cocaina.

Un comportamento che però non configurerebbe l’illecito contestato, ma al massimo quello di simulazione di reato, ormai prescritto.

«Ciò che resta di questa vicenda – conclude Filograno -, oltre alla mia completa assoluzione in primo grado, è la sensazione amara di vivere in una Comunità in cui per poter essere rispettati, anche nel diritto a concorrere a certi ruoli di responsabilità, occorra necessariamente appartenere a qualcuno o a qualcosa».

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