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Dossier Openpolis: la spesa per la rete idrica? Meno di un euro per abitante

Il Comune di Bari non spende nemmeno un euro pro capite per la gestione del servizio idrico integrato. Secondo i dati messi a disposizione dal centro studi Openpolis, considerando le città con più di 200mila abitanti, sono tre i Comuni in cui le uscite non superano, appunto, l’euro: Bari con 0,94 centesimi pro capite (295mila…

Il Comune di Bari non spende nemmeno un euro pro capite per la gestione del servizio idrico integrato. Secondo i dati messi a disposizione dal centro studi Openpolis, considerando le città con più di 200mila abitanti, sono tre i Comuni in cui le uscite non superano, appunto, l’euro: Bari con 0,94 centesimi pro capite (295mila euro circa in valore assoluto), Firenze (0,54) e Genova che non registra spese. La città che spende invece di più rispetto alle altre è Venezia, con 27,88 euro pro capite. Un valore più che doppio rispetto alla seconda in classifica (Milano, 12,63 euro). Sono invece pari a 36,84 euro pro capite le uscite medie dei comuni italiani.

I dati raccolti da Openpolis mostrano la spesa per cassa per il servizio idrico integrato. Spese maggiori o minori non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia. Va anche notato che spesso i comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata, a discapito di un’analisi più completa. Nello specifico, considerando anche gli altri Comuni capoluogo di provincia della Puglia, Bari è la città che spende meno per il servizio idrico integrato, se si esclude Taranto per la quale non sono disponibili dati numerici. La cifra più elevata, 4 milioni 25mila 491 euro in valore assoluto che si trasformano in 27,42 euro pro capite viene spesa a Foggia. Seguono Lecce, con 707mila 908 euro (7,47 pro capite) e Brindisi (674mila 085 per un valore pro capite di 8,09 euro). Omogenea, invece, la spesa di Barletta, Andria e Trani dove le amministrazioni comunali spendono dai 7,1 euro pro capite di Trani ai 4,49 e 4,44 euro rispettivamente di Barletta e Andria.

La materia è di competenza comunale ma è comunque una questione complessa da analizzare. Il servizio viene organizzato a livello di ambiti territoriali ottimali (Ato) definiti dalle regioni secondo alcuni criteri legati ai bacini idrografici e alla capacità di gestione. Per ciascun Ato deve essere istituito il relativo ente di governo (Egato) che ha funzioni organizzative, dalla scelta della forma di gestione alla tariffa applicata. A livello pratico, questo ambito può essere anche gestito attraverso l’esternalizzazione dei servizi, società in-house o miste pubblico-privato. Per questo motivo, anche se i comuni possono contabilizzare le uscite relative a questo ambito, si tratta di una voce complessa da interpretare. Il sistema idrico integrato è compreso all’interno della nona missione, dedicata allo sviluppo sostenibile e alla tutela del territorio e dell’ambiente. Si includono le spese legate alla fornitura di acqua potabile, dai processi di fornitura non industriali ai controlli sulla qualità, oltre alla manutenzione degli impianti. Inoltre, sono inserite anche le uscite legate agli impianti di smaltimento e trattamento delle acque reflue, incluse le attività di controllo e di raggiungimento degli standard ambientali e sanitari previsti dalla legge.

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