(Adnkronos) – Il gip di Milano Chiara Valori ha accolto le tesi della procura e ha archiviato l’inchiesta su una presunta tangente legata ai diritti televisivi della Serie A. L’archiviazione, firmata lo scorso maggio, riguarda il presidente del Coni Giovanni Malagò per l’ipotesi di falso per il verbale dell’assemblea della Lega calcio di nomina a presidente il 19 marzo 2018 del banchiere Gaetano Micciché, ma anche di Malagò e Micciché con l’allora amministratore delegato di Sky Andrea Zappia per il reato di corruzione legata ai diritti tv per il tramite di una società messa a disposizione del produttore televisivo Gianpaolo Letta e che il broker Massimo Bochicchio avrebbe provveduto a veicolare all’estero. Archiviata anche la posizione di Giovanni Barbara presidente del collegio dei revisori della Lega di serie A.
Nel provvedimento di tre pagine, il gip Valori accoglie in pieno la ricostruzione della procura di Milano e ne condivide le conclusioni. In particolare evidenzia come la carica di commissario straordinario della Lega Serie A “non paia avere natura pubblicistica, ancorché di indiretta promanazione dal Coni, sicché non appare configurabile il reato ipotizzato e ciò a prescindere dalla effettiva possibilità di dimostrare che la nomina di Miccichè a presidente – indubbiamente agevolata da Malagò – fosse stata funzionale a favorire Sky Italia nella procedura di aggiudicazione dei diritti televisivi del calcio per il triennio 2018/2021, a fronte di indebita remunerazione”.
Rispetto al verbale della assemblea della Lega del 19 marzo 2018, per quanto riporti “evidenti irregolarità nella procedura di elezione di Miccichè alla carica di presidente, non può dirsi falso e corrisponde anzi a quanto realmente accaduto”, come documentato da una registrazione audio. In tal senso “difetta la prova del fatto che gli investimenti realizzati da Malagò e Miccichè grazie all’opera di Letta e Bochicchio abbiano avuto ad oggetto denaro di provenienza illecita”.
Infine da un lato le informazioni “abusivamente carpite da Gaetano Micciché grazie all’aiuto e alla compiacenza di Giovanni Barbara, presidente del Collegio dei revisori della Lega, non paiono avere avuto natura di ‘informazioni privilegiate'”.