Si ferma poco prima del traguardo la corsa per reintrodurre la liquidazione a consiglieri e assessori regionali della Puglia. Lo stop al provvedimento, atteso in aula oggi, è arrivato ieri dopo il vertice di maggioranza presieduto dal governatore Michele Emiliano.
A far innestare la retromarcia la “scomunica” preannunciata dalla segretaria del Pd, Elly Shlein, ai consiglieri dem pugliesi pronti a dare l’ok al trattamento di fine mandato. La minaccia di espellere i responsabili è emersa durante la riunione nella quale i civici hanno ribadito il sostegno alla proposta di legge e i Cinque Stelle sono rimasti in silenzio preannunciando di adeguarsi alla decisione collegiale. A togliere le castagne dal fuoco ci ha pensato Emiliano che, d’intesa col segretario dem pugliese Domenico De Santis, ha ordinato di rinviare l’esame della proposta di legge sulla buonuscita.
Poi Emiliano ha preso carta e penna e ha scritto una lunga lettera-appello rivolta ai consiglieri regionali rompendo il silenzio sull’argomento: «Vi chiedo di soprassedere al voto di domani e di affrontare questa vicenda a viso aperto, senza timidezze o vergogna. Provate a spiegare e a chiarire a chi ve lo chiede perché avete proposto il ddl e di ripensare di approvarlo solo quando sarete sicuri di essere stati compresi». Ovvero rinunciare per ora a un assegno da circa 35mila euro per ogni consigliere al termine di ogni legislatura, con effetti retroattivi a partire da gennaio 2013 con 184 ex inquilini del palazzo coinvolti per un costo a carico delle casse regionali di circa 4,3 milioni di euro per il 2023.
«Due anni fa – ricorda Emiliano – il Consiglio regionale approvò il ripristino della liquidazione di fine mandato inserendo la norma in un diverso provvedimento. Come sapete bene, espressi il mio totale dissenso per questa scelta e chiesi di abolire immediatamente la legge che avevate approvato. Avete inteso riproporre la legge in questione per il Consiglio regionale di domani e questo sta provocando una mobilitazione di associazioni e cittadini che sono contrari».
«Ancora una volta – è il rimprovero di Emiliano – non avete spiegato all’opinione pubblica che la Regione Puglia è l’unica assemblea legislativa italiana a non accantonare la liquidazione come avviene per ogni altro lavoratore del Paese. Non date il destro a nessuno che vuole distruggere la vostra immagine e, insieme alla vostra, l’immagine della Regione. Rinunciando all’approvazione guadagnerete il diritto di dire a chi vi sta insultando quello che pensate di loro e della loro ipocrisia».
Poi la conclusione: «E comunque con le somme cui rinuncerete avrete il privilegio di poter dire a chi ha raddoppiato, giustamente, tutti gli stipendi dei sindaci d’Italia e sta pensando, giustamente, di reintrodurre l’elezione diretta dei rappresentanti delle Province, di rinunciare anche loro, i parlamentari tutti e capi di partito, alle loro liquidazioni».
Una scelta di buon senso appoggiata dal movimento Con: «È il caso di fare un passo indietro”, si legge in una nota del gruppo e non per una questione di merito. Si tratta di non prestare il fianco a coloro che percepiscono vitalizi da capogiro e oggi si ergono a moralisti contro l’unico Consiglio regionale in Italia in cui il trattamento di fine mandato non è previsto». Di qui l’attacco all’ex governatore Vendola che aveva criticato l’iniziativa: «Sarebbe opportuno, quasi “igienico”, che chi oggi punta il dito contro la Puglia, a partire da Vendola, raccontasse ai cittadini a quanto ammonta il suo corposo ed elitario vitalizio».