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Digitale, arriva la Rete dei punti di facilitazione nazionale

(Adnkronos) - Gestire la propria identità digitale, navigare in rete, riconoscere le fake news, effettuare chiamate o videochiamate, fare acquisti online, utilizzare i propri servizi bancari, l’App IO o accedere all’Anagrafe della Popolazione Residente. Sono queste alcune delle attività che impegneranno i facilitatori digitali' in tutta Italia grazie alla Rete Nazionale dei Punti di Facilitazione,…

(Adnkronos) – Gestire la propria identità digitale, navigare in rete, riconoscere le fake news, effettuare chiamate o videochiamate, fare acquisti online, utilizzare i propri servizi bancari, l’App IO o accedere all’Anagrafe della Popolazione Residente. Sono queste alcune delle attività che impegneranno i facilitatori digitali’ in tutta Italia grazie alla Rete Nazionale dei Punti di Facilitazione, l’iniziativa promossa dal Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio per potenziare le competenze e l’inclusione digitale di almeno 2 milioni di cittadini entro il 2026.  

Il iSottosegretario con delega all’Innovazione tecnologica, Alessio Butti, sottolinea che “con la firma dei Piani operativi da parte di tutte le Regioni entriamo nel vivo di un progetto fondamentale per la digitalizzazione del Paese”. “Grazie alle risorse del Pnrr, che per questa misura mette a disposizione 135 milioni di euro, l’obiettivo è creare 3mila presìdi in tutta Italia, sia fisici che itineranti, per diffondere la cultura digitale, contrastare il digital divide e favorire l’inclusione delle categorie più fragili” spiega. Butti aggiunge che “dall’utilizzo dell’App IO all’Anagrafe digitale, ma anche gli adempimenti fiscali o gli acquisti online. Grazie al lavoro dei facilitatori puntiamo ad aumentare le competenze digitali di base di 2 milioni di cittadini entro il 2026”  

Il Dipartimento spiega che il progetto rientra nella Missione 1 del Pnrr ed è destinato a supportare le fasce della popolazione più esposte ai rischi del digital divide culturale che attualmente allontana l’Italia dalla media europea e vede solo il 46% della popolazione in possesso delle competenze digitali di base, a fronte del 54% della media Ue. Con il supporto del Dipartimento per la trasformazione digitale, tutte le Regioni hanno firmato i Piani operativi. Enti locali, del terzo settore e Comuni verranno ora coinvolti attraverso bandi regionali, con il supporto delle in-house, per l’apertura dei Punti di facilitazione su tutto il territorio italiano. 

Il Dipartimento per la trasformazione digitale sottolinea inoltre che l’intervento, del valore di 135 milioni di euro, prevede la realizzazione di 3mila Punti di facilitazione digitale sul territorio da parte delle 21 Regioni e Province Autonome. L’obiettivo è accrescere le competenze digitali per favorire l’uso autonomo, consapevole e responsabile delle nuove tecnologie, promuovere il pieno godimento dei diritti di cittadinanza digitale attiva e incentivare l’uso dei servizi online, semplificando il rapporto tra cittadini e Pubblica Amministrazione. 

Presso i Punti di facilitazione i cittadini verranno formati dai facilitatori digitali, che possono essere dipendenti pubblici oppure operatori del terzo settore. Per permettere a tutti i facilitatori di svolgere al meglio il proprio ruolo, il Dipartimento ha previsto percorsi formativi volti a sviluppare le competenze specifiche necessarie. I cittadini presso i Punti di facilitazione digitale potranno ricevere un aiuto per accedere ai servizi digitali della Pubblica Amministrazione, come l’App IO, la piattaforma pagoPA, l’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente e il Fascicolo sanitario elettronico, ma riceveranno un supporto pratico e dedicato anche su altri servizi, come la dichiarazione dei redditi precompilata, l’abbonamento per il trasporto pubblico locale, i servizi previdenziali o quelli assistenziali.  

L’iniziativa prevede attività finalizzate a raggiungere il livello di base di competenze digitali nella popolazione richieste per il lavoro, lo sviluppo personale, l’inclusione sociale e la cittadinanza attiva, come definito dal modello europeo DigComp, aggiunge infine il Dipartimento. 

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