In tandem per la scalata. In un Bari ancora a caccia di nuove consapevolezze appare una certezza, o quasi, l’utilità di insistere sul ballo a due punte. Impossibile da mettere in “pista” fino ad un mesetto fa, finalmente d’ora in avanti potrà rappresentare il valore aggiunto della squadra biancorossa.
I gemelli del gol. Marco Nasti, Davide Diaw. Il primo più uomo d’area, micidiale nell’aggredire il primo palo e negli inserimenti. Il secondo mortifero nell’attacco alla profondità, dall’esplosività muscolare, sua croce e delizia in virtù di un fisico al quale chiede sempre il massimo sforzo. Due tasselli che si incastrano alla perfezione, armonicamente complementari, nonostante un’intesa ancora da massimizzare. L’uno è ossigeno per l’altro nei movimenti offensivi. Un copione scritto con tutti i crismi prima dell’avvio della Serie B, ma purtroppo recitato per causa di forza maggiore solo due volte, più una manciata di minuti nella prima giornata, in undici gare di campionato.
Quanto sono mancati. Dall’inizio insieme solo nel primo quarto d’ora di Bari-Palermo, ad oggi uno degli spezzoni di partita più spettacolari disputati dalla squadra pugliese; quindi i primi 46 minuti nella penultima gara esterna contro la Reggiana; ed infine per oltre due terzi di partita (72’) nel match vinto sul campo del Brescia domenica scorsa. Staffetta invece nell’ultimo appuntamento al San Nicola, giorno di Bari-Modena, debutto sulla panchina di mister Marino. Nell’occasione il tecnico di Marsala ripropose il 4-3-2-1 già adoperato da Mignani, affidandosi dal primo minuto a Diaw, che poi passò il testimone di punta centrale a Nasti negli ultimi 15 minuti. Per il resto del campionato, l’assenza per infortunio dell’attaccante arrivato in prestito dal Monza (dalla 2^ alla 5^ giornata, tornando nei titolari solo nella gara del nono turno contro la Reggiana) aveva costretto l’ex allenatore genovese del Bari a trovare soluzioni diverse, optando per il modulo ad “albero di Natale”, poi confermato da Marino al suo esordio con il club pugliese.
Quattro jolly, due a testa. Il rapporto tra gol segnati e minutaggio premia Davide Diaw, con due centri in 7 gare. Il 31enne di Cividale del Friuli è andato in rete contro il Como, dopo essere entrato in campo da appena sei minuti, e nella recente spedizione al Rigamonti, con una media di una marcatura ogni 150’. Molto più bassa invece la frequenza per Nasti: le sue due reti, contro Cittadella e Parma, sono state segnate in 11 presenze, per una media pari ad un gol ogni 402 minuti giocati.
Il modulo e le sue ricadute. Dopo una serie di tentativi durante le sue prime tre settimane e mezzo di lavoro nel capoluogo pugliese, l’abito tattico scelto da Marino per il Bari è il 3-5-2. Modulo adottato nell’ultima parte della gara contro il Brescia, sul quale il tecnico siciliano sta continuando a lavorare in allenamento. La novità dunque è rappresentata dall’esclusione del trequartista, con l’arretramento quindi di Sibilli in posizione di mezzala sinistra. Fuori dai giochi, dopo quattro gare consecutive da titolare, Mattia Aramu, sacrificato sull’altare della corsa e dell’intensità. Si tratta per il momento dell’esclusione più eccellente decisa da 61enne di Marsala per effetto di prestazioni ancora al di sotto delle aspettative da parte dell’ex attaccante del Venezia.
La ricerca di individuare l’assetto più idoneo a dare maggiore peso offensivo, garantendo il giusto equilibrio ad un centrocampo orfano di Maiello, è partita quindi da una consapevolezza: non rinunciare ai due calciatori più offensivi disponibili in organico, puntando con maggiore convinzione su Diaw e Nasti. Un assioma, già caro a Mignani (pur trovandosi nell’impossibilità di poterlo applicare), che oggi assume la forma sempre più definita di un pilastro dall’armatura pesante. Si riparte da qui nell’ambito di un cantiere dove il Bari sta lentamente e faticosamente cercando di costruire le sue nuove fondamenta.