La riunione di tutte le ipotesi di corruzione in un’unica contestazione, l’insussistenza dell’aggravante di aver favorito clan mafiosi e la concessione delle attenuanti generiche negate in primo grado.
Queste le richieste della difesa dell’ex gip di Bari, Giuseppe De Benedictis, al processo d’appello in corso a Lecce durante il quale l’accusa ha chiesto la conferma della pena, in abbreviato, a 9 anni e 8 mesi di reclusione per corruzione in atti giudiziari con l’aggravante mafiosa per aver agevolato un gruppo di narcotrafficanti del Foggiano.
Imputato con lui l’ex avvocato barese Giancarlo Chiariello, suo figlio Alberto, condannato a quattro anni, e il collaboratore di giustizia, il viestano Danilo Della Malva detto “U’ Meticcio”, condannato a 3 anni e 8 mesi. Il 37enne, ex braccio destro del boss latitante Marco Raduano, è accusato di aver pagato per ammorbidire una decisione del giudice nei suoi confronti, tramite l’allora suo difensore, l’avvocato Chiariello.
Ieri la sua nuova legale, l’avvocata Maffei, ha depositato una sentenza di condanna per ribadirne l’attendibilità e chiedere l’attenuante della collaborazione. È stata anche depositata la condanna per calunnia di Michele Oreste, il pentito che aveva accusato Chiariello di narcotraffico. I difensori dell’ex legale, gli avvocati Gaetano Sassanelli e Andrea Sambati vogliono così dimostrarne l’inattendibilità. Acquisito, infine, il decreto di archiviazione nei confronti di Chiariello per le accuse di riciclaggio.