«Sono entrato ufficialmente a far parte della famiglia numerosa degli (048) di Taranto, troppi in questa città. Da oggi (ieri per chi legge, ndr) comincerò la chemio all’ospedale Moscati, non si arretra di un millimetro, ‘la lotta è dura e non mi fa paura’, lo devo alla mia adorata moglie, i miei figli, la mia famiglia e tutte le persone che mi stimano e che in questo periodo mi sono vicine».
Sono le parole di Massimo Battista, storico volto della lotta degli operai dello stabilimento Ilva, che affida a Facebook la storia di un destino beffardo.
Per anni, da animatore del Comitato Cittadini Lavoratori Liberi e Pensanti, nato nel 2012 dopo il sequestro degli impianti siderurgici, ha manifestato al fianco delle famiglie tarantine per rivendicare il diritto alla salute. Ora la battaglia più dura lo riguarda in prima persona, ma non sembra scoraggiarlo. «Tornerò più forte di prima», assicura.
Dopo l’attivismo, Battista ha intrapreso un percorso politico che lo ha portato – durante le scorse amministrative – a scendere in campo come candidato sindaco della città dei due Mari con la lista “Una città per cambiare Taranto”, fondata dopo un’esperienza tra le fila del Movimento Cinque Stelle.
Nelle precedenti Comunali ottenne 965 preferenze e risultò il più suffragato tra i pentastellati, con i quali chiuse definitivamente nel 2018 per via di posizioni divergenti proprio sul caso Ilva.
Oggi siede tra i banchi dell’opposizione. Tante le dimostrazioni di affetto e di incoraggiamento arrivate nella giornata di ieri da parte di amici e colleghi.
«Non si molla mai, siamo abituati a vederti combattere ogni tipo di battaglia e hai sempre vinto – scrive un amico – continua a vincere per la tua famiglia, i tuoi amici, i tuoi sostenitori».