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“Cucina sano con Bibi”, Sonia Britti: «Amore per noi stesse e per la vita»

Quella della vita di Sonia (Bibi) Britti, nata a Roma in una famiglia di origini baresi e cresciuta a Toronto (Canada), è una storia d’amore, di quelle da film, con avventure, viaggi, eros, pathos. Una storia che insegna a non dare niente per scontato, a rallentare per ascoltarsi, conoscersi, comprendersi; a prendersi cura di sé,…

Quella della vita di Sonia (Bibi) Britti, nata a Roma in una famiglia di origini baresi e cresciuta a Toronto (Canada), è una storia d’amore, di quelle da film, con avventure, viaggi, eros, pathos. Una storia che insegna a non dare niente per scontato, a rallentare per ascoltarsi, conoscersi, comprendersi; a prendersi cura di sé, a scoprire la propria strada e a percorrerla. Con tenacia e coraggio per trasformare situazioni velenose (letteralmente) in “medicina”, in futuro; e, come sottolinea lei stessa: «Con amore. È l’amore che unisce tutto». Incluso quello per la buona cucina: «Mia nonna, che adoravo, faceva gli strascinati. Quando ho iniziato a cucinare, a 12 anni, lo facevo già con passione, nel suo ricordo, quasi imitandone i gesti». Poi a Toronto, con amici e amiche di ogni parte del mondo, impara ad apprezzare anche piatti internazionali: «Una gioia per il mio palato, che negli anni ha sviluppato un gusto più raffinato ed esigente». Gioia e gusto che, insieme agli incontri con grandi chef di tutto il mondo, al master in giornalismo enogastronomico del Gambero Rosso, e agli insegnamenti delle vicissitudini che vedremo fra poco, hanno dato vita al libro “Cucina sano con Bibi”, disponibile su Amazon e che presto sarà presentato anche a Bari.

Sonia Britti, cos’ha di diverso il suo libro?
«È il risultato di un’evoluzione personale. Rivela che un po’ di organizzazione nella vita di tutti i giorni è necessaria. Che prendersi cura di noi stessi è possibile e doveroso, è nutrimento per lo spirito. Lo scopo è condividere 105 ricette della nostra tradizione; consigli per vivere meglio, mangiare sano e, soprattutto, trovare un equilibrio». Il perché è presto detto. Sonia fino ai 28 anni, è un vulcano di energia: già in Canada, fa anche due, tre lavori part-time insieme; tornata a Roma, vive scrivendo articoli di cronaca locale, cultura ed enogastronomia, e come traduttrice, interprete e guida turistica. Nel ‘95, durante una vacanza, incontra un ragazzo di Brescia e, dopo due mesi di contatti telefonici, partono insieme per conoscersi meglio. Destinazione: Giamaica.
Un colpo di fulmine?
«A guardarlo a tanti anni di distanza, mi sembra solo la prima rotella del complicato ingranaggio che chiamiamo destino: praticamente ho rischiato di morire tra le braccia di uno sconosciuto (che poi è diventato mio marito)». Perché il secondo giorno, mangia un pesce che non avrebbero neanche dovuto metterle nel piatto, un barracuda, che le causa un avvelenamento, “ciguatera fish poisoning”, che non ha una cura; può passare in qualche settimana nei casi meno gravi.
Ma nel suo caso?
«Ci ho messo 10 anni a guarire completamente. Ho fatto delle ricerche e collaborato con i NAS per iniziare a venirne a capo. Ma, soprattutto, ho dovuto stravolgere il mio modo di vivere. Nella vita non c’è nessuno che ti si sieda accanto e ti dica che tutto sta per cambiare, che niente sarà più come prima e cosa fare per affrontarlo. Ho dovuto imparare ad ascoltare il mio corpo, passo dopo passo». E la sua voce si rompe nel ricontattare il ricordo. «Dimagrivo a vista d’occhio, non potevo prendere medicine e integratori. Dopo 6 settimane, ho scoperto anche di essere incinta, un’odissea nell’odissea».
Come ce l’ha fatta?
«Pian piano, svezzavo mio figlio e svezzavo anche me. Poi lui è cresciuto, ma io ho continuato a disintossicare il mio corpo e a ri-conoscerlo, anche grazie alle discipline orientali: yoga, tai chi, meditazione (di cui sono diventata insegnante), ayurveda. Prendendomi cura di me anche attraverso il cibo sano e bio, imparando a dire qualche no. Noi donne, a volte, ignoriamo la nostra vocina interiore che ci dice che qualcosa non va bene per noi, lo capiamo a furia di sbatterci la testa. Così, un giorno alla volta, ho trovato il mio percorso. Noi esseri umani abbiamo bisogno di qualcosa che ci fermi, non è facile farlo da soli, per capire dove siamo, dove stiamo andando. Ma è necessario, per prendere in mano la nostra vita e sapere dove andare».
Lei dove sta andando?
«Dopo aver superato tutto questo, con mio figlio sano e ormai adulto (le foto del libro sono sue), spero di aiutare altre donne ad essere consapevoli che noi ce la facciamo sempre, e che non c’è situazione da cui non possiamo uscire. Con l’amore per noi stesse e per la vita. Vorrei diventare maestra di aerial-yoga e scrivere un altro libro (un romanzo biografico dove il cibo sarà comunque un grande alleato). E vorrei andar via da Roma, in Puglia spero, vicino al mare per respirare salsedine e ulivi. Perché è lì che tutto è cominciato».

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