«È da prima dell’estate che io e mio marito vogliamo cedere allo Stato il nostro credito fiscale per avere subito liquidità e cercare di estinguere alcuni finanziamenti, accesi per ristrutturare casa». Annamaria è sconfortata. Ed è solo una dei tanti cittadini che non riescono a cedere i loro crediti d’imposta relativi ai bonus edilizi.
«Prima ci dissero che era necessario chiudere per forza la Cila (Comunicazione di inizio lavori asseverata, ndr) – spiega – poi che era tutto bloccato a causa delle tante truffe. Ora abbiamo tutti i documenti pronti, ma le procedure si sono di nuovo fermate per le indecisioni dal Governo. Dobbiamo recuperare circa 20 mila euro, non so se alla fine molleremo tutto».
La testimonianza di Annamaria trova riscontro nelle parole della direttrice di un ufficio postale: «Tante persone vengono da me per chiedere di cedere il loro credito – dice – ma troppo spesso negli ultimi mesi sono stata costretta a mandarli indietro a causa del blocco delle procedure, ogni volta scaturito dalle nuove norme anti-frodi».
Procedure bloccate, ma anche provvigioni schizzate alle stelle nel giro di pochi mesi. È la situazione affrontata da molti contribuenti, che speravano di incassare un po’ di liquidità senza aspettare i rimborsi decennali del 730. O di poter ammodernare e ristrutturare la propria abitazione senza grosse disponibilità economiche.
Per colpa di qualche truffatore, però, da diversi mesi i cittadini, come Annamaria, sono in difficoltà e non riescono a concludere i procedimenti di cessione del credito, alcuni già avviati ma più volte bloccati.
Già a fine 2021 quasi tutti gli istituti avevano sospeso l’accettazione delle nuove domande di cessione del credito (ma anche fermato le procedure già avviate) a causa del cosiddetto decreto anti-frodi, poi confluito nella legge di bilancio 2022. Ora, dopo un primo sblocco avvenuto dopo le festività natalizie, alcuni di questi istituti, come Poste Italiane, hanno deciso di sospendere di nuovo il servizio di acquisto dei crediti d’imposta cedibili.
Oltre alle varie paralisi del sistema, inoltre, si aggiungono anche gli aumenti delle commissioni bancarie. Come ha scelto di fare Fineco Bank, sino a qualche tempo fa una delle banche che applicava i tassi migliori.
Se Poste Italiane ha deciso, nell’arco di pochi mesi, di passare da una provvigione di circa il 9 per cento al 17, Fineco è passata dal 15 al 16 per cento, sino ad arrivare oggi al 22, per quanto riguarda la cessione del bonus ristrutturazione. Stesso discorso per quanto riguarda la cessione del Superbonus 110 per cento, passato da un tasso del 5 ad uno del 10 per cento.
Altri istituti hanno mantenuto più o meno le stesse commissioni, che mediamente si aggirano intorno al 20 per cento, per interventi diversi dal 110, e dal 7 al 10 per cento, per quelli riferiti al Superbonus.