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Covid, Oms: “Più sequenziamenti contro varianti come Kraken”

(Adnkronos) - "Sono passati ormai 3 anni da quando la prima sequenza di Sars-CoV-2 è stata condivisa con il mondo. Quella sequenza ha consentito lo sviluppo dei primi test e, in definitiva, dei vaccini. Durante tutta la pandemia l'attività di test e sequenziamento ci ha aiutato a monitorare la diffusione e lo sviluppo di nuove…

(Adnkronos) – “Sono passati ormai 3 anni da quando la prima sequenza di Sars-CoV-2 è stata condivisa con il mondo. Quella sequenza ha consentito lo sviluppo dei primi test e, in definitiva, dei vaccini. Durante tutta la pandemia l’attività di test e sequenziamento ci ha aiutato a monitorare la diffusione e lo sviluppo di nuove varianti Covid. Ma dal picco dell’ondata Omicron, il numero di sequenze condivise è diminuito di oltre il 90% e il numero di Paesi che condividono sequenze è calato di un terzo. Il sequenziamento rimane vitale per rilevare e tracciare l’emergenza e la diffusione di nuove varianti, come XBB.1.5”, battezzata Kraken sui social, variante in ascesa in diverse aree del mondo. A lanciare un monito sul crollo dei sequenziamenti virali è stato il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, oggi durante il consueto briefing con i media.  

“Esortiamo tutti i Paesi che stanno vivendo un’intensa trasmissione” di Covid “ad aumentare il sequenziamento di Sars-CoV-2 e a condividere tali sequenze. L’investimento nei test sulle persone a rischio per garantire che ricevano cure adeguate e nel tracciare il virus rimane vitale”, ha invitato il Dg Oms.  

MORTI NEL MONDO – “Da febbraio dello scorso anno, il numero di decessi Covid settimanali segnalati all’Organizzazione mondiale della sanità è diminuito di quasi il 90%. Ma da metà settembre questo dato è rimasto bloccato tra 10mila e 14mila morti a settimana”. Negli ultimi 7 giorni monitorati “sono stati quasi 11.500: circa il 40% dalle Americhe, il 30% dall’Europa e il 30% dalla regione del Pacifico occidentale. Un numero quasi certamente sottostimato, dato che questa voce dei decessi correlati a Covid è ‘sottoriportata’ in Cina” ha evidenziato il direttore generale dell’Oms. 

“La maggior parte di coloro che muoiono rientrano nei gruppi a rischio, compresi gli anziani – ha sottolineato – Durante gli ultimi 6 mesi del 2022, le persone di età pari o superiore a 65 anni hanno rappresentato circa il 90% di tutti i decessi segnalati”. Ma, ha ammonito il Dg Oms, “ancora una volta i dati che riceviamo dai Paesi sono inadeguati a darci un quadro chiaro di chi sta morendo e perché. Solo 53 Paesi su 194 forniscono dati sui decessi disaggregati per età e sesso”. 

Da qui l’appello rinnovato dal direttore generale dell’agenzia Onu per la salute: “Mentre entriamo nel quarto anno di pandemia, chiediamo a tutti i Paesi di fornire questi dati. Più dati abbiamo, più chiara è l’immagine che abbiamo”.  

“Il mondo non può chiudere gli occhi e sperare che questo virus se ne vada. Non lo farà” è il messaggio lanciato da Tedros Adhanom Ghebreyesus.  

Infine, ha aggiunto, “continuiamo a invitare tutti i Paesi a concentrarsi sulla vaccinazione completa dei gruppi più a rischio, in particolare gli anziani. E continuiamo a invitare tutte le persone a prendere le precauzioni appropriate quando necessario per proteggere se stessi e gli altri”. 

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