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Covid, la fine della pandemia: un milione e mezzo di contagi in Puglia

Era il 20 gennaio del 2020 quando l’Oms ha dichiarato l’inizio dello stato di emergenza per la pandemia da Covid 19. Tre anni dopo si chiude un capitolo che racchiude venti milioni di morti nel mondo. Anche se non bisogna abbassare ancora la guardia, inizia oggi la fase delle analisi per comprendere a fondo cosa…

Era il 20 gennaio del 2020 quando l’Oms ha dichiarato l’inizio dello stato di emergenza per la pandemia da Covid 19. Tre anni dopo si chiude un capitolo che racchiude venti milioni di morti nel mondo. Anche se non bisogna abbassare ancora la guardia, inizia oggi la fase delle analisi per comprendere a fondo cosa sia successo, gli errori commessi e cosa si può fare per prevenire nuove ondate pandemiche. «Ora abbiamo strumenti e tecnologie per prepararci e riconoscerle prima – ha affermato il direttore generale dell’Oms Tedros Ghebreyesus – ma globalmente una mancanza di coordinamento potrebbe inficiare tali strumenti. Sono state perse vite che non dovevano essere perse, promettiamo ai nostri figli e nipoti che non faremo mai più gli stessi errori».

In Puglia sono 9.710 le persone che hanno perso la vita, mentre superano il milione e mezzo quelle che sono riuscite a guarire dal virus. La provincia che ha registrato il maggior numero di casi dimostrati e registrati dalle Asl è quella di Bari, con oltre mezzo milione di casi. Segue la provincia di Lecce con 347 mila casi. Più distaccate Foggia (226 mila), Taranto (219 mila), Brindisi (156 mila) e la Bat (136 mila). La scorsa è stata la seconda settimana consecutiva in cui, sempre a livello regionale, è diminuito il numero di contagi. Negli ospedali, però, i ricoveri restano sopra la media nazionale. In particolare, secondo i rilevamenti del Ministero della Salute, nella settimana dal 28 aprile al 4 maggio, l’incidenza è stata pari a 33 casi ogni 100mila residenti contro i 35,6 di sette giorni prima. L’occupazione dei posti letto, però, è del 5,4% contro una media nazionale del 4,4%, mentre nelle terapie intensive l’occupazione è dell’1,1% pari alla media italiana.

Pur dichiarando la fine della pandemia, il direttore generale dell’Oms ha precisato che non significa che il Covid sia finito in termini di minaccia alla salute globale. «Resta il rischio di nuove varianti emergenti – afferma Tedros Ghrebreyesus – che possono causare altre ondate di casi e morti». Da qui il monito: «La cosa peggiore che i paesi possano fare ora è usare questa notizia per abbassare la guardia, smantellare il sistema che hanno costruito e lanciare alla gente il messaggio che il Covid non è più qualcosa di cui preoccuparsi. Migliaia di persone stanno proprio ora lottando nelle terapie intensive, e dunque, il virus è qui per rimanere. Sta ancora uccidendo e sta ancora cambiando». Da una parte l’Oms annuncia i risultati raggiunti, dall’altra invita a non abbassare la guardia e a fare tesoro di quanto appreso negli ultimi tre anni.

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