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Comunali a Bari, Lacarra risponde a Laforgia: «Il candidato deve avere appoggio netto»

Quella che si apre oggi è una settimana decisiva per il centrosinistra barese. Con una spaccatura interna che sembra ormai imminente, l'8 dicembre è la data finale della discussione, individuata così sin dall'inizio del dibattito. E mentre sono sempre meno coloro che ritengono che il candidato possa arrivare per l'Immacolata, ieri, il deputato Marco Lacarra,…

Quella che si apre oggi è una settimana decisiva per il centrosinistra barese. Con una spaccatura interna che sembra ormai imminente, l’8 dicembre è la data finale della discussione, individuata così sin dall’inizio del dibattito. E mentre sono sempre meno coloro che ritengono che il candidato possa arrivare per l’Immacolata, ieri, il deputato Marco Lacarra, una delle tre candidature dem “congelate” all’ultimo tavolo di coalizione, è rientrato a capofitto nella discussione accettando il confronto con il candidato individuato dalla Convenzione, Michele Laforgia.

«Nella vita non mi sono mai sottratto ad alcun tipo di confronto, quindi personalmente sono a disposizione in qualsiasi momento per confrontarmi con l’amico Michele Laforgia sul futuro della città», ha dichiarato Lacarra.

A portare il deputato a rompere gli indugi è stato il comunicato diffuso sabato da La Giusta Causa, l’associazione di cui Laforgia è ex presidente, e tra i sostenitori della candidatura del penalista. Dopo che il Pd ha congelato le candidature di Lacarra, e degli assessori Pietro Petruzzelli e Paola Romano, i vertici dem hanno chiesto anche a Laforgia di fare un passo indietro, in quanto il suo sarebbe un nome “divisivo”.

Per i Laforgiani però, alla base di questo giudizio non ci sarebbero sufficienti motivazioni politiche, chiedendo agli alleati di esporle una volta per tutte. E il primo a farlo è stato proprio Lacarra. «Non sono stato io a usare la parola divisivo – ha dichiarato Lacarra – ma c’è sicuramente un tema di consenso: in Puglia da 20 anni il centrosinistra vince quando è unito; quindi, non possiamo permetterci di scegliere un candidato sindaco che non abbia l’appoggio della netta maggioranza della forza elettorale che ci ha portato alla vittoria nel 2019 e nel 2020».

Il problema, prosegue Lacarra, si sarebbe potuto risolvere ricorrendo alle primarie. Ma molti degli alleati, a partire dai laforgiani fino al M5s, hanno imposto un duro no ai gazebo, accettato, anche se mal digerito, dai dem e dalle liste civiche. «Esiste poi un tema di radicamento nelle periferie – prosegue Lacarra – in quei luoghi in cui il Pd è stato sempre in questi anni». Requisiti che, evidentemente, la candidatura di Laforgia non rispetterebbe. E infatti, conclude Lacarra, «un programma di sinistra radicale deve essere interpretato da qualcuno che conosce quei luoghi e può tutelare fragilità e potenzialità».

Insomma: il gioco si fa duro e la spaccatura imminente. Anche all’interno dello stesso Pd, dato che Lacarra ha puntato il dito contro chi «da dirigente del Pd, assume pubblicamente una posizione opposta a quella definita dai suoi organismi». E il riferimento, in realtà poco velato, è ai laforgiani (non pochi, a iniziare dalla segretaria Titti De Simone) dentro lo stesso Pd. Nei prossimi giorni, Laforgia dovrebbe incontrare Nichi Vendola, fresco di elezione a presidente di Sinistra italiana e il primo a fargli un endorsement. Si attende anche la convocazione del tavolo di coalizione, rimandato a data da destinarsi a riprova della difficoltà a trovare la quadra.

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