Un autunno finora caldo ha mandato in tilt la natura con ciliegi in fiore e fichi in produzione nelle campagne pugliesi.
E così, mentre la Protezione civile ha diramato il messaggio di allerta gialla per i forti venti che si stanno abbattendo sulla regione, il 2023 si conferma tra gli anni più caldi dal 1.800 con una temperatura superiore di 0,82 gradi rispetto alla media storica.
È quanto afferma la Coldiretti Puglia evidenziando che sono così «a rischio le colture che per il caldo hanno prolungato la stagione: dalle melanzane ai peperoni, dalle zucchine ai cetrioli, mentre sono ancora in corso le raccolte del mais e del riso ed è appena iniziata quella delle olive con il centro nord che ha già perso un terzo della produzione».
Per l’organizzazione degli agricoltori è ormai evidente la «tendenza alla tropicalizzazione con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal caldo al maltempo con effetti devastanti».
Il risultato, sottolinea la Coldiretti regionale, «è che il 2023 si classifica come l’anno nero dell’agricoltura con la maturazione precoce dei prodotti agricoli come mandorli e peschi in fiore a febbraio, mimose già pronte a dicembre e a gennaio, maturazione contemporanea degli ortaggi in autunno e brusca variazioni climatiche con ingenti danni in campagna. Sono disastrosi gli effetti sui campi della tropicalizzazione del clima che azzera in pochi attimi gli sforzi degli agricoltori che perdono produzione e al contempo subiscono l’aumento dei costi a causa delle necessarie risemine, ulteriori lavorazioni, acquisto di piantine e sementi e utilizzo aggiuntivo di macchinari e carburante».
L’agricoltura, ricorda la Coldiretti, «è l’attività economica che più di tutte le altre vive quotidianamente le conseguenze dei cambiamenti climatici, ma è anche il settore più impegnato per contrastarli: si tratta di una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla climatologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque. Servono – conclude la Coldiretti – investimenti anche grazie al Pnrr per la manutenzione, risparmio, recupero e regimazione delle acque, un impegno per la diffusione di sistemi di irrigazione a basso consumo, ma anche ricerca e innovazione per lo sviluppo di coltivazioni resistenti».