Non era proprio possibile, anche quando è accaduto, immaginare Sandro sofferente o arrabbiato. Perché se c’era una cosa a cui ci aveva sempre abituato, era non perdersi d’animo, trovare sempre una soluzione.
E tutte e tutti, fino a ieri, abbiamo sperato nella sua forza e nella sua tenacia, ma la maledetta malattia che lo ha colpito ha compiuto il suo inesorabile cammino.
In questi mesi ci siamo abituati alla nostalgia, mai alla sua assenza, perché non ha mai fatto mancare i commenti e le attenzioni per la città, per la “sua” Fiera del Levante, per i commercianti che rappresentava. Idee, progetti e sogni che in parte abbiamo realizzato insieme, rendendo la Fiera del Levante un punto di riferimento e di dialogo tra Oriente e Occidente, anima del Mediterraneo, strumento di pace. Luogo aperto della città, dove c’era posto per tutti i popoli, per le bambine e i bambini, e perfino per San Nicola che «in ogni occasione era bello onorare».
Bari perde un uomo concreto – non un visionario -, un lavoratore instancabile e non solo un leader, un cittadino orgoglioso delle sue radici, un compagno sicuro, un padre esemplare e un nonno che avrebbe continuato a raccontare ai suoi nipoti che le belle storie non finiscono mai. La morte non cancellerà mai la stima e la riconoscenza verso un uomo buono, generoso e rispettoso.
Per quel che mi riguarda, mentirei se non dicessi che il dolore in queste ore mi ha travolta, che l’ultimo “ciao” che non gli ho detto è rimasto in gola e ora s’impasta con le lacrime. Quelle che scendono pensando anche alla sofferenza di Rosanna, Serena, Fabrizia, Alessandro e Gigi, dei piccoli, ma anche di Leo, Davide, Daniela e Stefania. Arriverà il tempo per tutte e tutti – perché è così che vorrebbe – di asciugare le lacrime e lasciare spazio alla dolce malinconia dei ricordi belli che ci ha lasciato. Oltre a tutte le testimonianze tangibili.
A me l’onore di averti conosciuto, Sandro, e di aver condiviso il percorso di rilancio della Fiera del Levante. Mesi, giorni, ore in cui ho avuto dinanzi un grande uomo che magicamente si faceva bambino dinanzi alle luminarie a forma di cuore e ai fuochi d’artificio.
Ciao Presidente!
Bentornato,
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