Ancora uno sbarco di migranti a Santa Maria di Leuca, seppur con un numero di gran lunga inferiore rispetto a quelli passati. Sabato mattina un intero nucleo familiare, composto da 12 persone di origine siriana, almeno stando a quanto scritto sui passaporti, è stato intercettato dai militari del Roan di Bari, il reparto operativo aeronavale della Guardia di finanza. In veliero è stato intercettato dalle Fiamme gialle per poi essere scortato a riva. Come sempre si è messa in moto la macchina dell’accoglienza. A bordo dell’imbarcazione, tra i 12 migranti, c’erano quattro donne e due minorenni. Una volta raggiunto il porto sono stati rifocillati e sottoposti alle visite mediche, i cittadini stranieri non avrebbero fortunatamente riportato conseguenze dovute alla traversata in mare. Soltanto una delle donne che si trovava a bordo è stata accompagnata al pronto soccorso dell’ospedale “Cardinale Panico” di Tricase per essere sottoposta a degli accertamenti poiché in stato di gravidanza.
I finanzieri, supportati dal personale del 118 e dai volontari della Croce rossa italiana, hanno proceduto con le operazioni di identificazione. A differenza dei soliti sbarchi, dove arrivano barconi carichi di migranti che hanno pagato dai 5 ai 15mila euro per affrontare il viaggio, questa volta sembra essersi verificata una situazione opposta. Pare che il gruppo avesse assoldato un connazionale, munito di patente nautica, per guidare l’imbarcazione fino a raggiungere le coste italiane. L’uomo che avrebbe guidato il natante è stato accompagnato in caserma. L’imbarcazione è stata sottoposta a sequestro nel porto della marina di Leuca, così come indicato dal pm della Procura della Repubblica di Lecce. L’intero gruppo è stato poi trasferito presso il centro di prima accoglienza “Masseria Ghermi“, alla periferia del capoluogo salentino.
Sono due i centri di prima accoglienza in Salento, oltre a quello di Lecce, infatti, è attivo il “don Tonino Bello” di Otranto. Sono strutture oramai quasi sature, che accolgono i migranti nella prima fase del loro arrivo in Italia, prima di essere indirizzati verso gli Sprar o Cas. Spesso nemmeno ci arrivano ad avviare un percorso di integrazione poiché preferiscono scappare, un po’ per paura, un po’ perché vogliono la loro autonomia. Vanno a caccia della libertà che sempre hanno cercato, quella voglia di libertà che li spinge a compiere il cosiddetto “viaggio della speranza”.
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Di Redazione15 Novembre 2024