Sembra quasi fuori tempo parlare oggi di gentilezza: una parola che rilassa al solo scandirla bene, generatrice di effetti e affetti dove si pensa non possano germogliare più. Eppure, è alla base di un metodo che deriva dalla psicologia e dall’economia comportamentale: il nudge (o spinta gentile), il cui obiettivo è generare un comportamento virtuoso da parte delle persone e delle comunità a cui è indirizzato, nonché il fil rouge tra pensieri e azioni sostenibili a cui Irene Ivoi, progettista barlettana cinquantenne di strategie circolari, lavora da sempre, e con successo, dalla sua base operativa di Firenze.
Irene Ivoi, come è arrivata a occuparsi di nudge?
«Quando ho iniziato a occuparmi di sostenibilità era un argomento ancora impopolare». All’ISIA (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche) di Firenze, dove si è laureata in Industrial Design nel ’92 (dopo il Liceo Classico a Barletta) con una tesi in Economia Circolare, lavorare a progetti focalizzati sulla tutela dell’ambiente allora «era da sfigati. Ma progettare un qualunque oggetto mi sembrava un mero esercizio di stile; l’ecologia era, invece, un esercizio di senso per me; oltretutto, nessuno se ne occupava. Quindi mi sono concentrata non sul far nascere nuovi prodotti ma sulla progettazione del loro percorso di ritorno, come farli morire nel miglior modo possibile».
In sostanza, a cosa serve il nudge?
«A cambiare i nostri comportamenti, per avvicinarci a un orizzonte sostenibile, rendendo quest’ultimo desiderabile, altrimenti diventa molto complicato arrivarci, indipendentemente da quello che ci viene chiesto o imposto di fare».
I primi a elaborare il concetto di nudge sono stati due autori americani, Sunstein (che ha vinto anche un Premio Nobel per le sue teorie sull’economia comportamentale) e Thaler, nel 2008.
A che punto siamo dopo 14 anni?
«Oggi è riconosciuto come strumento efficace, utile nelle politiche pubbliche, adottato con successo da governi centrali e locali. Io mi occupo di sostenibilità, ma è particolarmente rilevante anche nelle politiche sociali».
Quali sono gli ingredienti principali?
«Le parole, quindi la comunicazione, il redesign di prodotti o contesti, le opzioni di default e l’esempio secondo i principi della cosiddetta “norma sociale”». Gli esempi di applicazione sono numerosissimi, in particolare in Nord Europa, Nord America e Asia; soprattutto grazie a Irene, anche in Italia iniziano a diffondersi. Solo per citarne alcuni: un dispositivo che si applica alla doccia e comunica in tempo reale quanta acqua si sta utilizzando, aiutando a risparmiarla; a Castelvetrano, in Sicilia, grazie all’idea di un bambino di 7 anni “facciamo nascere i fiori dai rifiuti” (realizzata con pallet usati, decorati con colori vivaci, messaggi incoraggianti e piantine fiorite), l’abbandono incivile di sacchetti maleodoranti fuori dagli spazi preposti è diminuito quasi dell’86%.
Lei creava progetti di nudge ben prima che il nudge fosse teorizzato.
«Praticamente da sempre. È interessante che tante cose che succedono e che ho l’opportunità di fare, oggi possono essere inquadrate come nudge, o come potenziali tali, a volte inconsapevoli, altre volte correggibili. Ma diventano tutti spunti su cui riflettere, creare, costruire esperienze virtuose che ancora non esistono. Questo lavoro di proiezione della realtà è una cosa che mi appassiona», tanto da trasferirlo con regolarità nel suo blog, “Diario di nudge” (https://www.ireneivoi.it/blog/). Nell’articolo del 2 febbraio scorso, “…e si finisce in vetrina”, parla di mobilità, chiedendosi «quanto sarebbe ispirante sapere che esiste una città che invece di chiedere ai turisti di andarci per i propri musei, festival o mostre, ti chiede di visitarla per fare una esperienza di mobilità sostenibile e funzionante?», delineando anche quello che, in certo senso, è il suo sogno: creare opportunità di conoscenza e, quindi, di relazione tra visitatori e visitatrici dei luoghi abbracciati dalla sua idea, anche tra persone che non si conoscono e fra organizzazioni pubbliche e private, usando il principio della norma sociale.
Autrice, co-autrice e curatrice di diversi libri, Irene è spesso invitata come relatrice esperta in eventi istituzionali e privati. È intervenuta anche al Ted-X di Brindisi nel 2020 e a un incontro di Impact Hub Bari la scorsa estate, allo spazio Murat. In attesa della prossima occasione per ascoltarla, non ci resta che approfittare del suo blog, sulle tracce delle sue “briciole” di nudge, con cui trovare, anche noi, la strada della sostenibilità.