ROMA (ITALPRESS) – Presentato il XXIII Rapporto civico sulla salute 2023 di Cittadinanzattiva, la cui produzione ha visto il coinvolgimento diretto della FNO TSRM e PSTRP e del Centro studi SAPiS. Per Teresa Calandra, presidente della FNO TSRM e PSTRP, “il cambiamento non può non tenere conto della fondamentale importanza che rivestono la prevenzione, l’integrazione socio-sanitaria e i nuovi modelli organizzativi che, attraverso l’utilizzo delle tecnologie digitali, costituiscono un prerequisito dell’evoluzione dei sistemi sanitari moderni, soprattutto come strumento d’interazione tra gli attori sanitari e i cittadini. In questa prospettiva l’esperienza dei professionisti sanitari è una variabile su cui far leva per promuovere e sostenere la trasformazione digitale del SSN, anche in termini di formazione/informazione dei caregiver”.
Dal Rapporto emerge che in Italia si attende sino a 730 giorni per effettuare una mammografia, e non è il solo dato che evidenzia quanto il nostro sistema sia in sofferenza; le prestazioni di diagnostica per immagini sono tra quelle con il più alto tasso di liste d’attesa.
“Queste prestazioni sono tra quelle erogate con le tecnologie interessate da una specifica linea di investimento del PNRR. La mera sostituzione sulla base della vetustà non può essere la soluzione, si rischierebbe di replicare gli errori del passato – aggiunge Calandra – La nostra proposta è di fare una valutazione con metodologia validata internazionalmente (HTA) cercando di dare una più appropriata allocazione alle tecnologie tenendo conto sia della domanda che delle risorse umane disponibili per garantire la piena attività delle tecnologie”.
All’interno del Rapporto i risultati dell’indagine condotta sul personale sanitario in Italia, grazie al fattivo coinvolgimento di FNOPI e FNO TSRM e PSTRP. “Da un lato abbiamo l’evidenza delle difficoltà relazionali con i livelli decisionali, difficoltà di riconoscere nella quotidianità operativa lo sviluppo dei propri progetti e la valorizzazione delle proprie potenzialità e competenze. Dall’altro – osserva Calandra – abbiamo un fortissimo senso di appartenenza e soprattutto di consapevolezza dell’importanza del nostro impegno, principalmente qualitativo, per la tutela della salute del nostro Paese. Ed è proprio partendo da questa positività che si inserisce un altro progetto molto impegnativo, ma di grande potenzialità: l’antenna etica presso gli Ordini, uno strumento di apertura e attenzione ai bisogni dei professionisti sanitari; aiuto, supporto, proposte; un punto di raccolta e restituzione per le colleghe e i colleghi”, conclude. Oltre il 46% afferma di essere soddisfatto del proprio percorso professionale ma non altrettanto del proprio ambiente di lavoro, che stimola poco la realizzazione personale (per il 42,6%) e la crescita professionale (per il 48,5%). Il 60,4% non si ritiene affatto coinvolto nella definizione di obiettivi e strategie della propria azienda/ente, mentre il 40% dichiara di avere carichi di lavoro insostenibili e uno su tre non riesce affatto a bilanciare i tempi lavorativi con quelli della vita privata. La maggioranza ritiene che il rapporto tra stipendio e rapporto di impegno richiesto non sia adeguato (60%) e ne che il proprio impegno sia adeguato in relazione alla propria responsabilità (65%). Inoltre emergono criticità strutturali, in quanto molti degli intervistati ritiene che l’azienda o l’ente presso cui lavora non offre vere opportunità di avanzamento di carriera (67,7%), il 67,6. All’interno della survey non poteva mancare un riferimento alle aggressioni, pertanto il 31,6% degli intervistati ha dichiarato di essere stato vittima negli ultimi tre anni di aggressione (verbale o fisica) da parte di assistiti o famigliari , mentre il 20,7% ha dichiarato di essere stato vittima di un proprio superiore e il 18,4% da parte di colleghi. Il 65,9% degli intervistati lamenta l’assenza di un posto di ascolto psicologico all’interno del proprio posto di lavoro. Dall’indagine emergono, tuttavia anche una serie di punti di forza. I professionisti sanitari credono nel valore del SSN e nella salute come bene pubblico. La maggioranza si sente orgoglioso di contribuire personalmente e dare risposte ai bisogni sociali e sanitari del cittadino (65,9%) e quindi di poter contribuire al benessere della comunità (71,6%). L’83,5% degli intervistati crede che ogni persona debba avere diritto alle cure di cui ha bisogno indipendentemente dalla gravità della patologia e dal costo delle cure.
(ITALPRESS).
-foto ufficio stampa FNO TSRM e PSTRP-
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