(Adnkronos) – La guerra in Ucraina frenerà la crescita economica globale nel breve termine e manterrà l’inflazione a livelli elevati per molti mesi. Ma se si concluderà rapidamente, evitando un’escalation militare, il ciclo economico espansivo non verrà compromesso. Una recessione, con le sue conseguenze sui mercati finanziari, potrà quindi essere evitata. Ma avverte, Andrea Scauri, gestore azionario Italia della società di gestione svizzera Lemanik, “il profilo di rischio continua ad aumentare, soprattutto per l’Europa, data la sua maggiore sensibilità alle pressioni inflazionistiche”. I mercati azionari globali sono stati negativi in aprile sui timori di un forte rallentamento della crescita economica globale alimentato dall’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime, dal conflitto russo-ucraino e da nuovi blocchi in Cina, con ripercussioni sulle catene di approvvigionamento. Ma il rischio maggiore per i mercati azionari continua a essere il cambiamento della politica monetaria globale, meno accomodante, guidato dalla Fed.
“Siamo in una fase in cui il paradigma sta cambiando per le banche centrali, oltre a una situazione geopolitica molto complessa, tensione crescente tra Stati Uniti e Cina, oltre al conflitto russo-ucraino, e questo aumenta il rischio di un deterioramento delle prospettive”, spiega Scauri. Per le banche centrali è diventato fondamentale combattere l’inflazione e i mercati stanno già prezzando forti rialzi dei tassi di interesse, un elemento potenzialmente di sostegno. È probabile che le banche centrali vogliano evitare di interrompere la crescita economica ottenuta con l’allentamento della pandemia e che la politica prenderà probabilmente una piega accomodante, attraverso il controllo della curva dei rendimenti o l’equivalente di una nuova iniezione di liquidità.
“In questo contesto, riteniamo che i mercati stiano già prezzando un netto rallentamento economico, che il posizionamento sia già estremamente prudente e che le azioni siano ancora preferibili alle obbligazioni e siano la migliore copertura dell’inflazione nel lungo termine”, conclude Scauri.