Si è insediato stamattina il nuovo procuratore generale della Corte d’appello di Bari, Leonardo Leone De Castris, fino a pochi giorni fa procuratore della Repubblica al Tribunale di Lecce.
Nel suo discorso di insediamento, De Castris ha toccato vari temi: dai rapporti tra magistratura e politica, al ruolo e alla “solitudine” dei magistrati.
«Mi mancherà l’adrenalina delle indagini – ha detto De Castris – ma adesso avrò più tempo per studiare e nuove funzioni di coordinamento, tra cui quella dell’edilizia giudiziaria che a Bari è sempre un tema caldo».
Parlando «della permanente incomprensione tra potere giudiziario e politica», e della difficoltà di «vivere in un paese in cui l’opinione pubblica spesso delegittima la magistratura», De Castris ha detto che «quest’ottica di populismo e di resistenza al potere giudiziario mi inquieta: è come se la circostanza di essere stati eletti possa affrancare dal controllo dell’autorità giudiziaria. È una china pericolosa e in contrasto con i principi sanciti dalla Costituzione, perché l’autonomia e l’indipendenza che la Costituzione ci attribuisce non sono un vantaggio per noi, ma una garanzia per tutti i cittadini».
I magistrati, ha aggiunto, devono però ricordarsi «di essere vincitori di un concorso», di non avere «un mandato di rappresentanza» e di essere «solo soggetti alla legge».
I magistrati, ha evidenziato, «devono cercare una sorta di solitudine. Dobbiamo rinunciare, ad esempio, a scrivere commenti o insulti sui social nei confronti dei leader politici che non ci piacciono. Sul piano esterno la magistratura sta attraversando un periodo di grande difficoltà dovuta a una serie di fattori – ha poi spiegato – tra tutti il susseguirsi di riforme spesso sbandierate e poi revocate, che creano grandi confusioni. E non aiuta nemmeno la rincorsa all’efficienza aziendalistica nell’operato della magistratura, perché gli uffici giudiziari non sono aziende».