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Bari, neonata nella culla termica della parrocchia di San Giovanni Battista: si chiamerà Maria Grazia

È stato don Antonio Ruccia, parroco di San Giovanni Battista, nel quartiere Poggiofranco a Bari, ad accorgersi della neonata lasciata nella culla termica che si trova nella parrocchia. È accaduto stamattina, intorno alle 7:20. Il parroco, allertato dal sensore che ha fatto squillare il suo cellulare ha immediatamente raccolto la bimba, nata da pochi giorni…

È stato don Antonio Ruccia, parroco di San Giovanni Battista, nel quartiere Poggiofranco a Bari, ad accorgersi della neonata lasciata nella culla termica che si trova nella parrocchia.

È accaduto stamattina, intorno alle 7:20. Il parroco, allertato dal sensore che ha fatto squillare il suo cellulare ha immediatamente raccolto la bimba, nata da pochi giorni e in buone condizioni di salute.

Sulla pagina Facebook, la parrocchia di San Giovanni Battista dà il benvenuto alla piccola: «Si ripete il miracolo: trovata una bambina nella culla termica della nostra parrocchia», si legge.

La piccola è ora ricoverata nel reparto di Neonatologia del Policlinico di Bari per accertamenti.

La culla, che esiste dal 2014, è stata usata per la prima volta nel luglio di tre anni fa quando un bimbo, poi battezzato con il nome Luigi, fu lasciato dai genitori.

Accanto a lui c’era un biglietto su cui erano appuntate le abitudini del piccolo.

Il parroco: «Agitazione e gioia. A pochi giorni dal Natale è un dono»

«Stavolta, rispetto a tre anni fa, è stata peggio per agitazione e gioia: quando ho sentito squillare il cellulare che mi avvisava che nella culla termica c’era qualcosa il mio cuore ha cominciato a scalpitare», racconta don Antonio Ruccia. «Quella piccola – aggiunge -, a pochi giorni dal Natale del nostro Signore, mi ha fatto un dono: è come se fossi venuto di nuovo al mondo».

La culla termica è stata sistemata accanto all’ingresso della chiesa ed è stata voluta proprio da don Antonio per accogliere i neonati che i genitori naturali non possono tenere. «La piccola piangeva come un ossesso – continua il parroco – indossava una tutina di colore verde, uno smanicato rosa e un cappellino. Accanto a lei non c’era altro: non un biglietto, non un cambio», racconta don Antonio ricordando quanto accaduto nel luglio 2020 quando nella culla per la prima volta, fu lasciato un neonato. «Allora accanto a lui c’era un biglietto su cui erano scritti il nome e altre indicazioni sulla sua salute. Questa volta nulla», dice.

Si chiamerà Maria Grazia

La piccola, dice ancora il parroco, sarà chiamata Maria Grazia. «Quando i carabinieri mi hanno chiesto come volessi chiamarla ho risposto Maria Grazia, come la Madonna che spero accompagni questa piccina per tutta la vita», dice il parroco.

La piccola sembra essere stata lasciata con molta discrezione nella culla. «Neppure la portiera del palazzo che guarda il gabbiotto con la culla si è accorta di qualcosa», riferisce il sacerdote evidenziando che «per due giorni ho trovato la culla aperta. Può significare tutto o nulla ma immagino il coraggio e il dolore di chi ha lasciato la piccola».

Come da prassi, don Antonio ha sporto denuncia e sarà allertato il Tribunale per i minorenni.

Il neonatologo: «La bimba sta bene»

«La bimba sta bene. La culla termica è un’ancora di salvataggio per evitare gesti estremi». Quanto alla possibilità che le culle termiche piazzate vicino alla chiesa di San Giovanni Battista di Bari (ma ne esiste una anche in una chiesa a Monopoli), possano essere estese in altri luoghi della Puglia, «bisogna piuttosto comunicare che si può partorire in ospedale in totale anonimato per avere sicurezza per gestante e neonato».

Lo afferma il direttore della Neonatologia e Terapia Intensiva neonatale del Policlinico di Bari (ospedale Giovanni XXIII), professor Nicola Laforgia.

Dal 2014, quando è stata installata la culla termica, ribattezzata “culla per la vita“, sono due i neonati salvati in questo modo.

La neonata è stata portata nel reparto diretto dal professor Laforgia, che dovrebbe diventare il tutore della piccola. «Il tutore lo stabilisce il tribunale dei minori e in genere è provvisoriamente il responsabile del reparto», spiega. «Il sensore è collegato al parroco don Antonio e lui mi avverte immediatamente sul mio cellulare in qualunque momento accada», conclude Laforgia.

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