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Bari, la denuncia: «Io, discriminato al Policlinico solo perché ragazzo trans»

Insieme, in attesa di una visita oculistica di lei al Policlinico, ma poi separati, da una guardia giurata che prima avrebbe addotto come motivazione l’assenza della mascherina sul volto del fidanzato, per poi far venire fuori la sua «scelta arbitraria». È questa la denuncia di un ragazzo trans che ieri si è visto preclusa la…

Insieme, in attesa di una visita oculistica di lei al Policlinico, ma poi separati, da una guardia giurata che prima avrebbe addotto come motivazione l’assenza della mascherina sul volto del fidanzato, per poi far venire fuori la sua «scelta arbitraria». È questa la denuncia di un ragazzo trans che ieri si è visto preclusa la possibilità di accompagnare la fidanzata fin dentro la sala del medico. Tutto regolare, si dirà, se non fosse che quella possibilità era stata riconosciuta a tutte le coppie prima e dopo di loro.

All’origine della scelta del vigile ci sarebbe stata proprio l’identità di genere dell’autore della denuncia, che solo da poco ha intrapreso il percorso di transizione. «Ero con la mia compagna per una sua visita presso il reparto di Oculistica – ha raccontato il ragazzo – e chiunque entrava indisturbato accompagnato dai propri cari. Ma quando io, ragazzo trans che ha appena intrapreso un percorso di affermazione di genere, ho chiesto di entrare con la mia compagna, l’accesso mi è stato impedito da un addetto alla sicurezza». La ragione del divieto, in un primo momento è stata la mancanza della mascherina, ma poi, come racconta l’autore della denuncia è venuto fuori che «si trattava di una scusa e arbitrariamente mi ha comunque negato l’accesso».

Ma tra le presunte discriminazioni che l’addetto alla sicurezza avrebbe perpetrato nei confronti della giovane ci sarebbe anche altro. «Continuava a chiamarci amiche – prosegue il racconto del giovane costretto a rimanere nella sala d’aspetto – nonostante le mie puntualizzazioni circa il nostro rapporto, alle quali restava completamente sordo». E così, alla fine, i due fidanzati hanno dovuto posare le armi, rassegnandosi all’idea di non “essere abbastanza” per poter stare l’uno accanto all’altra durante la visita medica. «Ho più volte ribadito che si trattava della mia compagna e che chiunque altro stava facendo quello che lui impediva a noi di fare cioè di entrare insieme, ma non è valso nulla», è la triste conclusione del racconto.

Dure le reazioni dal mondo arcobaleno. I primi a esporsi sono stati gli attivisti di Bari Pride, dalle cui pagine social l’autore della denuncia ha parlato per primo. «Il Bari Pride esprime solidarietà a questa coppia e interroga la Regione Puglia circa la necessità di un percorso di formazione che coinvolga tutto il personale che lavora presso negli istituti ospedalieri», si legge in un comunicato diffuso dall’associazione. «Qualsiasi ragione di carattere sanitario deve essere esplicitato – prosegue Bari Pride – e qualsiasi criterio di scelta degli accompagnatori deve essere chiaro e non stabilito discrezionalmente».

Dal mondo dei diritti Lgbtq+ arriva, quindi, la condanna definitiva all’episodio. «Quanto accaduto racconta molto bene le discriminazioni a cui siamo sottoposti rispetto al riconoscimento pubblico delle formazioni sociali di cui facciamo parte»

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