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Bari, cinque condanne diventano definitive: il gotha del clan Parisi torna in carcere

Il gotha del clan Parisi di Bari, quello che ancora era rimasto in libertà, torna dietro le sbarre. A deciderne il trasferimento in carcere è stata la Procura Generale della Repubblica di Bari, Ufficio Esecuzioni Penali, che ha firmato i provvedimenti di esecuzioni di condanne definitive per tutti, eseguiti dagli uomini della Squadra Mobile di…

Il gotha del clan Parisi di Bari, quello che ancora era rimasto in libertà, torna dietro le sbarre. A deciderne il trasferimento in carcere è stata la Procura Generale della Repubblica di Bari, Ufficio Esecuzioni Penali, che ha firmato i provvedimenti di esecuzioni di condanne definitive per tutti, eseguiti dagli uomini della Squadra Mobile di Bari.

E così sono finiti in cella i due fratelli di Savinuccio, Michele, 56 anni (detto “Gelatina”) e Giuseppe, di 59 (conosciuto come “Mames”), suo cognato Battista Lovreglio (65 anni), Michele Genchi, di 55 anni, e Vito Sebastiano di 42 anni. I cinque, ritenuti a vario titolo “fedelissimi” del boss Savinuccio, sono accusati di aver fatto parte e diretto un’attività criminale, operativa a Bari e in alcuni comuni della provincia, attraverso il controllo del territorio, gestendo, in situazione di monopolio, numerose attività illecite.

Tale egemonia si era sviluppata in maniera variegata, ovvero anche attraverso il monitoraggio e la gestione degli alloggi di edilizia popolare e, soprattutto, attraverso l’infiltrazione all’interno dei cantieri edili. Le attività investigative, supportate dalle dichiarazioni di alcuni imprenditori taglieggiati, nonché da numerose attività tecniche, consentirono di acquisire convergenti e univoci elementi di responsabilità a carico di una struttura criminale organizzata e diretta da Savino Parisi, 63 anni, con base operativa nel quartiere Japigia di Bari.

Le investigazioni documentarono che il clan sfruttava l’attività dell’imprenditoria edile, finendo per operare scelte aziendali di rilievo, comportandosi come broker o intermediario che interviene sul mercato suggerendo, ma sostanzialmente imponendo, le proprie scelte da cui, naturalmente, guadagnava una percentuale sugli utili e sui compensi.

Le condanne da espiare vanno da 3 ai 9 anni di reclusione, perché ritenuti responsabili di associazione per delinquere di tipo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, violazione della Legge sulle armi, estorsioni e riciclaggio, con l’aggravante della mafiosità.

Per la maggior parte di loro si tratta di condanne definitive relative all’operazione “Do ut des” svoltasi tra Bari e Valenzano, mentre per Giuseppe Parisi è un vero e proprio “fantasma del passato”: per “Mames” infatti si tratta di una rimodulazione del cumulo di pena relativo all’operazione Blue Moon che, secondo la Procura generale, non sarebbe stato fatto correttamente.

A questo si aggiungono altri 815 giorni, di cui Parisi avrebbe beneficiato con la libertà anticipata per buona condotta, che tale per i magistrati di secondo grado non sarebbe. Per la pg Patrizia Rautiis, il fatto che dopo la scarcerazione abbia commesso altri reati, dimostra l’inefficacia del percorso detentivo e rieducativo. La proposta di revoca sarà ora valutata dal tribunale di sorveglianza che dovrà esprimersi, come già avvenuto nei mesi scorsi per il capoclan, il mammasantissima Savino Parisi.

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