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Banche sempre più ricche e famiglie più povere. Crollano i depositi: in Puglia persi 469 milioni

Banche più ricche e famiglie più povere, con quelle meridionali che hanno visto ridursi i depositi bancari di oltre 1,2 miliardi di euro. A livello nazionale la “perdita” in un anno è di 25 miliardi di euro. Di contro, gli istituti di credito hanno visto crescere gli utili che, al netto delle imposte, nel 2022…

Banche più ricche e famiglie più povere, con quelle meridionali che hanno visto ridursi i depositi bancari di oltre 1,2 miliardi di euro.

A livello nazionale la “perdita” in un anno è di 25 miliardi di euro. Di contro, gli istituti di credito hanno visto crescere gli utili che, al netto delle imposte, nel 2022 sono arrivati a 21,8 miliardi di euro, con un incremento di 8 miliardi (+58 per cento) rispetto all’anno precedente. È quanto si evince dal report diffuso dal Centro Studi della Cgia di Mestre che mette in relazione i due dati per analizzare l’andamento del sistema del credito.

La fotografia che emerge è una conseguenza anche della politica di aumento dei tassi portata avanti dalla Bce per frenare l’inflazione europea. Esattamente un anno fa il tasso di rifinanziamento era zero. A partire da mercoledì prossimo, quando diventerà concreto l’ultimo incremento, si arriverà al 4 per cento.

La conseguenza è che chi oggi chiede un prestito o un mutuo lo paga di più, così come coloro che hanno un vecchio mutuo stipulato a tasso variabile. La dinamica innescata dalla Bce sta inaridendo le disponibilità delle famiglie, nel tentativo di ridurre la domanda di beni e, di conseguenza, far rientrare i prezzi in un margine più sostenibile dal punto di vista economico.

Inevitabile, però, che a pagare il prezzo più pesante siano le famiglie con redditi più bassi, se non sostenute da adeguate politiche ridistributive solo in parte messe in atto, ad esempio, con la tassa sugli extra profitti delle società energetiche. Ne consegue che l’impatto sui conti sia stato più forte al Centro Nord, dove i redditi sono più alti. Non è un caso, dunque, che Piemonte (-4,7 per cento), Emilia Romagna (-3,9 per cento), Lombardia (-3,5 per cento) e Liguria (-3,5 per cento) siano le regioni dove si sono contratti maggiormente i depositi delle famiglie. A livello provinciale, invece, le famiglie più colpite risiedono ad Asti (-8,12 per cento); seguono quelle di Cuneo (- 7,11 per cento), Biella (-6,81 per cento), Rimini (-6,46 per cento), Vercelli (-5,68 per cento) e Lodi (-4,92 per cento).

La variazione dei depositi bancari ha impattato, sempre secondo i dati raccolti dalla Cgia di Mestre, “solo” per lo 0,4 per cento, invece, sulle famiglie meridionali. Il miliardo e 200 milioni perso al Sud, però, viene eroso in un contesto in cui già negli anni passati le famiglie avevano attinto per motivi di sopravvivenza. Nuove rinunce dunque. In questo contesto non è da meno la Puglia dove la perdita economica è stata doppia rispetto alla media del Mezzogiorno, con 469 milioni di euro persi nel 2023 rispetto al 2022. Un dato che la colloca al dodicesimo posto tra le regioni. In controtendenza invece il dato lucano dove i depositi sono aumentati dello 0,5 per cento, per un totale risparmiato di 48 milioni di euro.

Analizzando i dati relativi alle singole città, la perdita più consistente tra le province pugliesi e lucane spetta alle famiglie baresi che in un anno hanno perso quasi 365 milioni di euro, con un calo percentuale dei depositi pari all’1,79 per cento. Hanno visto crescere gli accantonamenti delle famiglie, invece, Matera, Lecce, Potenza e Brindisi, rispettivamente di 12,54,36 e 37 milioni di euro. Agli ultimi posti della graduatoria ci sono solo province pugliesi, con Sassari che occupa l’ultimo posto con un incremento dei depositi bancari che ha superato i 147 mln di euro.

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