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Automotive, la crisi si affronta anche dal basso

Oggi a Roma (ieri, ndr) Federmeccanica, Fim, Fiom e Uilm hanno presentato alla stampa un documento con un obiettivo comune: la salvaguardia della filiera dell’Automotive del nostro Paese.

Il tema è noto: la transizione ecologica ed energetica che, imposta dall’alto con scadenze molto stringenti, sta mettendo in crisi la nostra industria automobilistica e della componentistica auto, che pesa per quasi 20 miliardi di euro in Italia, con un export pesantissimo sulla bilancia commerciale italiana che giunge a coprire circa il 5% del fatturato estero dell’Italia.
Il tema che Federmeccanica e i sindacati hanno posto è la necessità di politica Industriale che sappia governare questa transizione senza imporla, che sappia tener conto del patrimonio di persone e industrie che operano in questo settore, non impedendo l’innovazione, ma governando il passaggio a nuove tecnologie senza sacrificare ciò che siamo stati capaci di realizzare fino ad oggi.
In Puglia il tema non è differente. Avviare un processo di deindustrializzazione come sembra verificarsi potrebbe causare danni irreparabili al nostro sistema economico, sociale e produttivo. Negli ultimi 35 anni la Puglia ha goduto del patrimonio industriale del settore automotive, dapprima con gli insediamenti del Gruppo Fiat a Foggia e a Lecce e, successivamente, con gli investimenti a Bari di multinazionali europee che hanno creato indotto, crescita economica e crescita sociale.
Nell’affrontare la crisi dell’Automotive, il tema che vogliamo porre è quello della condivisione degli obbiettivi al posto delle decisioni dall’alto, perché le decisioni dall’alto non portano a nulla e non restituiscono cambiamenti positivi. E così, mentre le organizzazioni datoriali e sindacali nazionali devono interloquire con il governo, noi rappresentanti dei territori dobbiamo coinvolgere tutti gli stakeholder, perché giungere a soluzioni condivise che possono essere solo frutto di una riflessione sociale, tecnologica e scientifica tra i vari attori sociali.
Con questo spirito, a Bari, insieme con i sindacati, le Università, il Politecnico, il CNR e il consorzio ASI abbiamo redatto un Piano per l’Automotive, che ha fatto emergere la necessità di governare un cambiamento culturale che è quello della mobilità, prendendo in considerazione il cambiamento d’uso degli strumenti di trasporto. La strada che questo tavolo ha elaborato per la Puglia e per Bari è quella di riattivare l’effervescenza scientifica, nella quale è maturata l’invenzione del Common Rail e che ha fatto la fortuna della nostra zona industriale, potenziando i laboratori pubblico-privati della ricerca e facendo dialogare scienza e industria in modo operativo.
Il Distretto tecnologico della Meccatronica della Puglia ha fatto emergere nella sua ultima assemblea scientifica quanto la strada giusta sia quella della ricerca e della realizzazione di nuovi prodotti, meno impattanti, meno inquinanti e più performanti. Sono possibili nuovi motori endotermici e nuove tecnologie che utilizzano carburanti alternativi.
Confindustria Bari BAT attraverso la voce autorevole del suo Presidente Sergio Fontana si è candidata a svolgere un ruolo di connettore tra gli attori del sistema, le multinazionali, e tutti i portatori d’interesse per mettere in atto e coordinare con gli altri stakeholder le conseguenze di questa transizione. Siamo pronti a impegnarci per il nostro contributo dal basso e disegnare un nuovo futuro per l’industria dell’auto.
* presidente della Sezione Meccanica di Confindustria Bari BAT

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