ROMA (ITALPRESS) – Forse anche la principessa Diana si sarebbe salvata se, all’epoca del suo incidente, fossero state disponibili le metodiche di imaging e le tecniche di chirurgia endovascolare attualmente a disposizione. A fare questa riflessione è Yamume Tshomba, professore associato di Chirurgia Vascolare dell’Università Cattolica e direttore della UOC di Chirurgia Vascolare di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS ricordando gli enormi progressi fatti in questo campo negli ultimi 15-20 anni. La chirurgia endovascolare dell’aorta è destinata ad espandersi sempre di più, con innovazioni che ne consentiranno presto l’impiego su anatomie sempre più complesse e con tecnologie che consentiranno di fare anche endosuture (una sorta di ‘rivettì per fissare l’endoprotesi all’interno dell’aorta malata).
“Le endoprotesi toraciche – ricorda Tshomba – hanno, per esempio, cambiato significativamente la prognosi dei pazienti con rottura post-traumatica dell’aorta; spesso si tratta di pazienti giovani che hanno avuto incidenti stradali. In caso di rottura dell’aorta toracica, in passato avevamo una sola possibilità: aprire il torace e cercare di riparare l’aorta mediante suture chirurgiche, molto spesso in circolazione extracorporea, con mortalità molto elevata. Adesso, con le endoprotesi di ultima generazione, abbiamo la possibilità, risalendo con una puntura a livello dall’arteria femorale, di inserire l’endoprotesi, rilasciarla nel punto della rottura e fermare così l’emorragia in una manciata di minuti. Grazie a questo, la mortalità di questo gravissimo trauma dell’aorta toracica è cambiata radicalmente”.
Ma per sfruttare al meglio queste nuove tecniche chirurgiche i chirurghi vascolari di oggi e le nuove leve devono acquisire skill e manualità.
“La formazione medica specialistica – ricorda il professor Tshomba, che è anche Direttore della scuola di specializzazione in Chirurgia Vascolare dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Roma – rappresenta una sfida sempre più importante e complessa. L’evoluzione delle tecniche e delle tecnologie che non hanno rimpiazzato, ma affiancato le tecniche chirurgiche tradizionali, ha moltiplicato gli ambiti in cui si rende necessario garantire un livello estremamente elevato di competenza. Di sicuro, l’uso di simulatori e di piattaforme dedicate ‘high-tech’, reso possibile da collaborazioni virtuose con le industrie biomediche, consente di trasmettere in modo efficace, con esperienze immersive, conoscenze che acquisite ‘sul campò, cioè in sala operatoria direttamente sul paziente, richiederebbero tempi molto più lunghi”.
Un esempio di come le nuove tecnologie possano velocizzare in sicurezza l’apprendimento delle nuove tecniche chirurgiche endovascoalri viene dal progetto #HereforYou, l’unità mobile allestita da Medtronic per sensibilizzare medici e cittadini sui nuovi trattamenti per l’aneurisma dell’aorta addominale. Il truck-scuola ha fatto tappa al Gemelli il 22 giugno, consentendo a tanti giovani chirurghi e specializzandi dell’Università Cattolica che operano presso la Fondazione Policlinico Gemelli di effettuare esercitazioni ‘hand on’ su alcuni simulatori di intervento endovascolare.
“Si tratta di un’iniziativa europea dalla duplice finalità – ha affermato Michele Perrino, presidente e amministratore delegato di Medtronic Italia -. Da un lato quella di supportare la comunità scientifica e gli specializzandi con un’attività di formazione sul trattamento di questa patologia e sull’importanza dell’innovazione tecnologica a beneficio dell’esito clinico. Dall’altro, quella di sensibilizzare l’opinione pubblica e i pazienti sull’importanza della diagnosi precoce per contrastare una patologia silente, come l’aneurisma dell’aorta addominale, che si associa ad un elevato rischio di mortalità”.
L’aneurisma dell’aorta è una patologia frequente ma ancora sottodiagnosticata che può esporre al rischio di conseguenze drammatiche chi ne è affetto. “Colpisce soprattutto sopra i 60 anni – ricorda il dottor Tommaso Donati, docente dell’Università Cattolica e medico della UOC di Chirurgia Vascolare di Fondazione Policlinico Gemelli nonchè coordinatore dei lavori della giornata di training – i maschi più delle femmine, in particolare gli ipertesi e i fumatori, quelli con patologie aterosclerotiche e chi ha altri familiari affetti da questa patologia”. Per fare diagnosi basta un ecodoppler dell’aorta addominale che “tutti – raccomanda il professor Tshomba – dovrebbero fare dopo i 60 anni”. In 3 casi su 4 gli aneurismi dell’aorta riguardano la porzione addominale di questo vaso e in molti casi sono aggredibili con l’intervento endovascolare, che spesso non richiede un’anestesia generale ed ha dei tempi di ripresa rapidissimi, caratteristiche che lo rendono particolarmente adatto per i pazienti più anziani e fragili.
“A fronte di queste esaltanti evoluzioni e rivoluzioni tecnologiche – conclude Tshomba – purtroppo i rimborsi regionali relativi agli interventi sono fermi da molti anni e spesso non riescono neppure a coprire i costi dell’endoprotesi. Affinchè si possa garantire la sostenibilità economica di questa chirurgia salva-vita sarà indispensabile attivare, in tempi rapidi, percorsi di revisione delle politiche sanitarie che garantiscano rimborsi adeguati per i centri ad alto volume che come il Gemelli garantiscono servizio pubblico anche in emergenza a copertura di
vaste aree del territorio regionale ed extra-regionale”.
– foto ufficio stampa Policlinico Gemelli –
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