«È un vero atto di prepotenza, l’esproprio che incombe sulle aziende dell’area intorno alla pista di collaudo Porsche di Nardò. Non si può accettare che vengano spazzate via realtà produttive del territorio, sacrificandole a un mega progetto di espansione privato ed esterno». Lo afferma il consigliere regionale Paolo Pagliaro, capogruppo de La Puglia domani, che ha presentato un’interrogazione urgente al presidente Emiliano e agli assessori competenti, Delli Noci e Palese, «per chiedere massima trasparenza su questa vicenda».
Il progetto per l’ampliamento del Centro Porsche di Nardò prevede la realizzazione di nove piste in più rispetto alle dodici già esistenti, edifici tecnici e amministrativi, un parcheggio, una mensa, una stazione di servizio, un centro di valutazione e l’area per il check-in.
«Una vera e propria cittadella che rischia di fagocitare ben 351 ettari di terreno tra Nardò e Porto Cesareo, senza che ai malcapitati proprietari dei suoli da acquisire venga in tasca la giusta compensazione pecuniaria, visto che la Regione è pronta a espropriarli con la formula della pubblica utilità, nonostante il piano riguardi un’azienda privata», sottolinea Pagliaro.
Gli avvisi di esproprio sono già stati recapitati «e gli imprenditori e i proprietari terrieri locali sono inermi di fronte a questo sopruso avallato dalla Regione», evidenzia il consigliere regionale pugliese.
«Noi stiamo dalla parte dei 134 proprietari che chiedono giustizia, e denunciano il mancato coinvolgimento nei piani dell’azienda e della Regione», prosegue il capogruppo de La Puglia domani secondo il quale tutto è stato «fatto sulle loro teste, senza consultarli, senza informali correttamente delle procedure in corso. E non basta la promessa di una riforestazione delle aree verdi incluse nella superficie da espropriare, a giustificare questo sopruso di cui chiedo conto nell’interrogazione urgente che ho presentato. Sono pronti a manifestare e ad alzare le barricate con i proprietari dei fondi, gli imprenditori e gli allevatori che vedono minacciato il loro sacrosanto diritto di proprietà».