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Alla destra manca il coraggio

C’è un paradosso, nella politica barese, che la marcia di avvicinamento alle comunali del 2024 ha fatto emergere in tutta la sua evidenza. Il partito che un anno fa ha stravinto le elezioni per il rinnovo del Parlamento nazionale col 26% delle preferenze, nel capoluogo pugliese non ha ancora un candidato sindaco né uno straccio di programma alternativo a quello del centrosinistra.

Se ne facciano una ragione i militanti di Fratelli d’Italia e quelli che negli anni Novanta, proprio tra Bari e Cerignola, videro nascere la destra di governo pensata da Pino Tatarella. Di quella stagione non resta più nulla: non gli uomini, non la visione e, soprattutto, non il coraggio.

La destra pugliese, che pure vanta un ministro di peso come Raffaele Fitto, è vittima di un inspiegabile cupio dissolvi. Pur essendo primo partito nel Parlamento nazionale e leader dell’opposizione in Consiglio regionale, Fratelli d’Italia ha rinunciato a esprimere il candidato sindaco a Brindisi, spianando la strada al berlusconiano Giuseppe Marchionna. Una scelta vincente che, tuttavia, avrebbe dovuto suggerire ai vertici del partito di Giorgia Meloni di esprimere un proprio nome a Foggia. Le opzioni non mancavano: la senatrice Anna Maria Fallucchi e il deputato Giandonato La Salandra, per esempio. Invece anche lì Fratelli d’Italia ha “abdicato” a favore di un altro berlusconiano come Raffaele Di Mauro.

E ora che si avvicinano le comunali baresi, i meloniani che cosa fanno? Puntano sui candidati civici, col risultato di bruciarli. È stato così per l’avvocato Gaetano Roberto Filograno, penalizzato anche dalle accuse di spaccio di droga dalle quali è stato poi completamente assolto.

C’è chi parla di un «grande manager», ma dietro gli annunci si nasconde l’amara verità: a soli sette mesi dalle comunali, a Bari Fratelli d’Italia non riesce a esprimere un candidato di partito. Eppure il successo elettorale di Giorgia Meloni, capace nel 2022 di quadruplicare i voti ottenuti nel 2018, dovrebbe aver insegnato che la stagione dei tecnici si è conclusa e che si è (ri)aperta quella della politica. E allora sarebbe il caso che qualche esponente barese di Fratelli d’Italia, in un improvviso sussulto di dignità e coraggio, si facesse avanti come l’ex ministra Adriana Poli Bortone per Lecce.

Nel capoluogo pugliese, d’altra parte, i candidati “naturali” non mancano. Il primo è Filippo Melchiorre, consigliere comunale da decenni e senatore dal 2022. Il suo nome era emerso, salvo poi tramontare per un semplice motivo: con 45 membri del governo (sui 63 totali) che hanno anche l’incarico di parlamentare, la maggioranza di Meloni a Palazzo Madama è piuttosto risicata e non consente alla premier di privarsi anche di un solo senatore come Melchiorre. Il secondo nome sarebbe Michele Picaro, consigliere comunale più suffragato (sebbene con i colori della Lega) alle elezioni del 2019. Anche quest’ultimo, però, non sembra intenzionato a scendere in campo. Che cosa emerge da questo scenario? In tanti anni di opposizione prima a Michele Emiliano e poi ad Antonio Decaro, Fratelli d’Italia barese non è riuscita a costruire una classe dirigente all’altezza di una sfida difficile come quella delle prossime elezioni comunali. Sono mancati quel coraggio e quella visione che in passato consentirono alla destra di trasformare la Puglia nella cosiddetta “Emilia nera” e che oggi impediscono di definire un’alternativa credibile a quello che resta il sindaco più amato in Italia. Nel 1979, durante la campagna elettorale per le europee, il leader missino Giorgio Almirante disse: «La destra è coraggio o non è». Ecco, la destra a Bari semplicemente non è.

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