(Adnkronos) – Si è chiesta a lungo se realizzare o meno la sfilata Resort a Rimini. E alla fine è stata bellezza pura. Un omaggio alla città che non si ferma e al sognatore per eccellenza, Federico Fellini, andata in scena la settimana scorsa al Castel Sismondo. “Io ci sono” la scritta che campeggiava sulla maglia indossata da Alberta Ferretti e su quelle di decine di ragazzi e delle ragazze volontari, saliti in passerella assieme alla stilista al termine dello show. Un gesto di solidarietà per i concittadini colpiti dalla violenta alluvione in Emilia-Romagna, terra nella quale la stilista affonda le proprie radici. E un gesto d’amore per la cultura e la bellezza italiane.
“Il segnale che ho voluto dare è di ripartenza – dice Alberta Ferretti all’AdnKronos pochi giorni dopo aver presentato la Resort 2024 -. La natura si è abbattuta sulla nostra terra con una violenza devastante e ha fatto sì che tantissime famiglie e tante aziende perdessero tutto in pochi minuti. Noi per fortuna non siamo stati colpiti e ho voluto che questa nostra fortuna si trasformasse in uno slancio di ottimismo per catalizzare l’attenzione sulla Romagna e sulla sua tenacia. In effetti mi sono chiesta a lungo se fosse giusto andare avanti o no ma alla fine, grazie anche al continuo dialogo e al supporto delle istituzioni, ho capito che la cosa più giusta era andare avanti e dimostrare che questa terra così bella, ricca ed accogliente è pronta a ripartire”.
La collezione è stata un omaggio a Fellini e alla Romagna ma l’intento non era trasportare il regista in passerella. “Ho voluto celebrare Fellini ma non in maniera didascalica – spiega la stilista -. Si tratta in effetti di un tributo a uno spirito artistico e sognatore che pervade la Romagna, che è stato di grande ispirazione per la collezione. In particolare, per la palette di colori: il beige della sabbia, i marroni delle pietre del castello, le iridescenze del sole, il verde dei prati e il blu del cielo”. Felliniana non nel contenuto, quindi, ma nella cornice. “Per sviluppare la collezione – sottolinea Alberta Ferretti – sono partita come sempre dall’osservazione delle donne e delle loro mille sfumature. Mi sono concentrata su quel contrappunto tra delicatezza e forza, che trovo molto contemporaneo e che attraversa l’intera collezione”.
Delicatezza e forza sono il trait d’union delle donne immaginate dalla stilista, forti ma al tempo stesso gentili. “Trovo che oggi più che mai la gentilezza sia un valore da coltivare – osserva la stilista -. Da sempre le mie donne non hanno bisogno di ‘travestirsi’ per apparire forti. Non devono rinunciare alla propria grazia e alla propria femminilità per far sentire la propria voce”. Alberta Ferretti ha disegnato la sua prima collezione negli anni ’70. Nel 1980 assieme al fratello Massimo ha fondato il gruppo Aeffe, tra i simboli del Made in Italy (e che riunisce anche i marchi Philosophy, Moschino e Pollini) e l’anno seguente ha debuttato ufficialmente sulle passerelle milanesi. Da allora di strada ne ha percorsa la stilista: nel 1998 la nomina a cavaliere del Lavoro, nel 2000 la laurea ad honorem in Conservazione di Beni Culturali per il recupero del Castello di Montegridolfo e, nel 2005 il premio alla carriera e il premio ‘The Romantics’ consegnatole da Anna Wintour. Sempre un passo avanti.
“Credo che l’evoluzione nel mio lavoro sia fondamentale – afferma -. Rimango certamente fedele al mio concetto di stile: romantico, femminile, ma sempre radicato in un realismo che corrisponde alle necessità della vita di ogni giorno. La mia moda si nutre di esperienze e sensazioni, recepite dalla vita di tutti i giorni ma anche dai viaggi che ho fatto negli anni. Di base io rimango sempre una sognatrice, ma da donna moderna, amo unire la concretezza al sogno, da sempre. La sfera onirica appartiene certamente al mio modo di sentire, ma sono anche una donna pratica e concreta e questo si traduce nelle mie creazioni”.
Concretezza con la quale la stilista si confronta ogni giorno, anche tramite il suo rapporto con i social. “Rappresentano in qualche modo lo specchio della nostra società – evidenzia Alberta Ferretti -. Danno la possibilità di entrare in contatto col nostro consumatore, di vedere cosa ama e cosa invece non apprezza. Non bisogna farsi ingannare però, prendendo tutto ‘alla lettera’, perché il rischio è di farsi trasportare in un mondo patinato che non esiste. Mentre a me interessa studiare la vera essenza delle donne alle quali è destinata la mia moda. Quindi sì, guardo i social e i utilizzo come spunto ma mantenendo sempre il giusto distacco”. (di Federica Mochi)