Ci sono tante vittime nei femminicidi. Ci sono le donne, uccise dagli uomini, ma ci sono anche i loro orfani. Ed è per loro che dal 21 maggio 2020 è in vigore un decreto ministeriale che rende operative una serie di norme, del 2018. Una norma, purtroppo ancora poco conosciuta, che assiste economicamente i figli delle vittime, ma anche le famiglie affidatarie che se ne prendono cura.
Un decreto che da tre anni, ormai, eroga borse di studio e frequenza gratuita (o semigratuita) presso convitti e altre istituzioni educative, anche in base a convenzioni stipulate dal Commissario per il “coordinamento delle iniziative di solidarietà per le vittime dei reati di tipo mafioso e intenzionali violenti”.
Alle famiglie viene dato un sostegno di 300 euro mensili, per ogni minorenne. Al momento sono tre i minori che a Bari hanno beneficiato del sostegno: affidati alle loro due nonne (in un caso sono fratelli), hanno presentato richiesta alla Prefettura di Bari, che ha istruito la pratica e l’ha inviata al Comitato di solidarietà per l’approvazione.
E, al netto di un dato strettamente legato ai tragici eventi di cronaca, le istanze presentate finora sono poche, forse frutto di una scarsa informazione. Ci prova la Prefettura a renderlo noto con un ampio spazio sul sito istituzionale: «Il messaggio va veicolato dalle forze di polizia – commenta la prefetta Antonella Bellomo – E in parte lo fanno, certamente. Ma sono loro, durante le indagini, e i servizi sociali, che dovrebbero informare i parenti delle vittime dell’esistenza di questo sostegno ministeriale. Per fortuna, al monento nell’area di competenza di questa Prefettura, la fattispecie di reato non ha numeri alti, ma di certo si dovrebbe fare maggiore informazione».
Sono invece 16 le istanze istruite dalla stessa Prefettura, dal 2020 a oggi (4 nel 2020, 5 nel 2021, 4 nel 2022 e 3 nei primi mesi del 2023), relative all’indennizzo previsto dalla legge 122 del 2016, nei confronti delle stesse donne ma anche dei familiari stretti, in caso di omicidio, crimini domestici, lesioni gravissime, deformazione mediante lesioni al volto, violenza sessuale. Gli indennizzi vanno dai 25 mila ai 60 mila euro, oltre al rimborso delle spese mediche fino ai 15 mila euro.