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Acquacoltura, PescAgri-Cia: potenzialità da sviluppare in lago Garda grazie a fondi Ue

(Adnkronos) - Lo sviluppo delle potenzialità dell’acquacoltura nel Lago di Garda grazie ai fondi Ue, legato ai benefici per la biodiversità con il ripopolamento delle specie in difficoltà è stato il tema del convegno “Stato dell’arte e progetti futuri” realizzato nell’ambito del progetto “PescAgri che vogliamo!” finanziato dal Masaf, che ha fatto il punto sulla…

(Adnkronos) – Lo sviluppo delle potenzialità dell’acquacoltura nel Lago di Garda grazie ai fondi Ue, legato ai benefici per la biodiversità con il ripopolamento delle specie in difficoltà è stato il tema del convegno “Stato dell’arte e progetti futuri” realizzato nell’ambito del progetto “PescAgri che vogliamo!” finanziato dal Masaf, che ha fatto il punto sulla situazione ittica del lago di Garda.  

L’appuntamento è l’ultimo di una serie di eventi sul territorio nazionale organizzati da PescAgri, l’associazione dei pescatori Italiani, promossa da Cia-Agricoltori Italiani per la tutela, lo sviluppo e la valorizzazione dell’acquacoltura. Secondo PescAgri-Cia, uno degli aspetti caratterizzanti di questa importante area lacustre è la sua biodiversità, legata all’ittiofauna in continua evoluzione. I cambiamenti antropici e climatici, che negli ultimi anni hanno impattato sul Lago di Garda (aumento della temperatura, carenza idrica, modificazioni della composizione vegetale spondale) -insieme all’introduzione di specie alloctone fortemente impattanti come il pesce siluro- hanno reso la vita sempre meno idonea a molte delle specie ittiche, che non riescono più a riprodursi. 

“Oggi i pesci più pregiati (carpione, trota lacustre e anguilla) sono quasi scomparsi, bisogna, dunque, attivare ogni azione possibile per la salvaguardia e l’incremento delle specie autoctone -ricorda il capitano Paolo Pignalosa, senior fisheries expert-, se negli anni ’70 i valori di pescato si aggiravano sulle circa 600 tonnellate del 1970, gli ultimi dati registravano una produzione quasi dimezzata, con un valore complessivo di circa 3-4 milioni di euro” 

Secondo il presidente di Cia Veneto, Gianmichele Passarini: “Sono proprio le specie ittiche gardesane ad aver caratterizzato l’economia di queste zone, costruendo tradizioni e realtà importanti. L’avvento del turismo ha interrotto il forte legame con il territorio e con il lago che c’era in passato. Il vero obiettivo da perseguire per il futuro del bacino sarà, dunque, il recupero del grande patrimonio rappresentato dalle specie ittiche locali, grazie a un marchio di qualità dell’allevato gardesano, che vive nelle acque più pulite d’Italia. Questo elemento distintivo avrebbe ripercussioni positive per la promozione turistica, la valorizzazione del territorio e la sua tutela” 

“Il Lago di Garda ha una specificità che è quella delle piccole produzioni, che vanno salvaguardate perché contribuiscono al mantenimento della biodiversità del bacino lacustre. Questo sta cercando di fare la Regione Veneto in sinergia con i pescatori e gli imprenditori locali, portando investimenti strategici soprattutto nelle infrastrutture che sono vitali per l’attività di pesca”, ha aggiunto il direttore di Veneto Agricoltura e commissario nazionale all’emergenza idrica, Nicola Dell’Acqua. 

Aumentare l’autosufficienza alimentare, utilizzando meglio i fondi Ue per sviluppare l’allevamento ittico sostenibile e renderlo competitivo così da ridurre le importazioni di pesce dall’estero che coprono l’80% della domanda dei consumatori italiani. E’ questo l’obiettivo secondo il presidente Cia, Cristiano Fini: “Va rilanciata l’acquacoltura di lago, d’acqua dolce sui fiumi, nelle zone umide d’acqua dolce e salmastra (si pensi alle lagune), e quella di acqua salata. Un’acquacoltura locale, regionale, italiana ed europea. Proprio per questo c’è bisogno di incentivi agli investimenti, utilizzando al meglio i fondi del Feampa (Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca). Nel Lago di Garda parliamo di start-up con una forte componente di eco-sostenibilità: acquacoltura vuol dire pianificare produzioni e alleggerire la pressione dei prelievi da ambienti che si sono impoveriti di pesce. I primi a essere interessati nell’investire in un progetto del genere sono i pescatori professionisti di queste zone, grazie al ripristino di quei modelli associativi che in passato erano un punto di riferimento importante”.  

Con le sue molteplici attività (corsi di formazione, eventi promozionali e seminari dedicati a professionisti del settore), “PescAgri che vogliamo!” si pone come obiettivo il rilancio del comparto, frenato in questi anni da troppi ostacoli amministrativi e difficoltà burocratiche. Attraverso questo progetto, PescAgri-Cia guarda, dunque, alla crescita economica della pesca italiana attraverso una progressiva semplificazione dell’apparato normativo e delle regole vigenti e grazie a una maggiore digitalizzazione.  

“Data la crescente domanda e il sovrasfruttamento degli stock ittici -dichiara la presidente PescAgri-Cia, Rosa Castagna- l’acquacoltura non può più essere considerata ancillare alle attività di cattura. Dal 2013 la crescita di produzione è stata dell’8% e il prodotto ittico d’allevamento è destinato entro il 2030 a superare quello pescato, arrivando a coprire il 70% della domanda”. Per PescAgri-Cia la priorità è, dunque, la promozione dell’itticoltura sotto il profilo ambientale, economico e sociale, oltre alla conservazione delle risorse biologiche acquatiche, contribuendo alla sicurezza alimentare europea e consentendo una blue economy sostenibile nelle aree costiere, insulari e interne. 

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