(Adnkronos) – Senza la neve le località sciistiche in Abruzzo, da Roccaraso a Ovindoli da Campo Imperatore a Campo Felice, hanno visto un crollo delle presenze e delle prenotazioni a Natale. E già tirano un primo bilancio gli albergatori che sollecitano il governo a prendere qualche provvedimento. “Una situazione del genere, con zero neve, non si verificava dall’89. Abbiamo avuto un crollo delle prenotazioni e moltissime disdette durante le vacanze natalizie”. A denunciare la grave situazione per gli operatori del settore, dagli impianti di sci agli albergatori e ai ristoratori, è il presidente di Federalberghi Abruzzo, Giammarco Giovannelli, interpellato dall’Adnkronos.
La stagione invernale in Abruzzo, dove si contano 18 comprensori sciistici, oltre 270 km di piste, più di 90 impianti di risalita e un centinaio di strutture ricettive, con 5mila addetti, vede il culmine del turismo invernale a Natale. “E’ l’appuntamento più importante per la montagna – prosegue Giovannelli – possiamo augurarci che venga la neve a gennaio ma non si può essere troppo ottimisti quando salta l’appuntamento di Natale”.
Alla luce di questa assenza totale di neve Giovannelli, in vista di una convocazione del tavolo annunciato dalla ministra del Turismo Daniela Santanchè per definire un ‘piano straordinario per l’Appennino senza neve”, lancia un appello affinché Regione e Governo si attivino.
“E’ fondamentale agire immediatamente per cercare di salvare il salvabile – rimarca Giovannelli – ovvero di assicurare alle strutture un sostegno agli investimenti che tendano ad una integrazione di prodotti turistici. Ad esempio, bisognerebbe cercare di investire sulle infrastrutture di mobilità interna per rendere l’esperienza in montagna più centrale possibile. E poi chiediamo una vera moratoria fiscale e bancaria: azioni di defiscalizzazione sui costi fissi di gestione che hanno consentito alle strutture di restare aperte ed investimenti infrastrutturali per determinare una integrazione di prodotti turistici invernali. Dunque – rimarca l’imprenditore – una implementazione di altri investimenti che rendano la vacanza in montagna non più a senso unico”.
“E possibile fare una conversione di alcune attività – conclude Giovannelli riferendosi ad attività di mountain bike, quad ecc., che in questi giorni stanno prendendo piede a causa della mancanza di neve – ma è un palliativo: determinare una vocazione turistica nuova o integrarla in una località che si è affermata nel turismo montano significa determinare una ristrutturazione territoriale importante. Per questo c’è necessità di un investimento ingente che parta da misure governative fino a quelle regionali con un’importante programmazione infrastrutturale per l’Appennino nel Pnrrr”.