Appuntamento alle 12 in Consiglio regionale per il vertice di maggioranza chiamato a trovare una sintesi sulla riforma della legge elettorale. È lì che i partiti di centrosinistra (Pd, Con e Per la Puglia) proveranno a limare le divergenze su una bozza già concordata che contiene tutti i punti in discussione nelle ultime settimane. A partire dalla correzione della legge “anti-sindaci”, passando per l’introduzione del consigliere supplente per finire con la modifica della soglia di sbarramento.
Il consigliere supplente
Questioni aperte e divisive che hanno scatenato i primi malumori, in particolare dal gruppo civico per la Puglia e dai Cinque Stelle che sono fuori dal recinto della maggioranza, ma assicurano l’appoggio esterno. Per la Puglia contesta i costi del consigliere supplente, un escamotage già introdotto in altre sette regioni che punta a sterilizzare la riduzione degli eletti da 50 a 40 facendo scattare il primo dei non eletti al posto del consigliere nominato assessore.
Il capogruppo Antonio Tutolo chiede che l’introduzione sia a invarianza di spesa e non incida sulle tasche dei cittadini. In pratica vanno coperti gli otto stipendi aggiuntivi per un costo stimato in oltre tre milioni di euro fino al 2027. Somme da tagliare ad altri costi e benefit della politica: per esempio prelevandoli dal tesoretto di 52mila euro annui di cui dispongono i 51 inquilini del Palazzo.
Lo sbarramento
Difficoltà si registrano anche sullo sbarramento che resterebbe al 4% modificando però il calcolo della soglia “ammazza-partitini”, legata non più ai voti del candidato governatore ma a quelli delle liste. Sul punto il Pd avrebbe concesso un’apertura ai partitini, ma con un ripensamento postumo. Barricate, invece, dai Cinque Stelle che contestano metodo e merito della riforma. In particolare dicono no all’introduzione del consigliere supplente che vorrebbe dire aggirare la legge di riduzione degli eletti in base alla popolazione. Sono indisponibili a votare la nuova soglia di sbarramento, sconveniente sul piano elettorale visti i sondaggi, mentre sulla legge “anti-sindaci” chiedono di attendere il verdetto della Consulta il 9 luglio. Dubbi dai pentastellati anche sull’adeguamento dello statuto a 40 consiglieri: l’unico punto, quello della modifica statutaria, che vede d’accordo le minoranze.
L’opposizione
Sul resto, invece, il centrodestra è pronto ad alzare le barricate. Non a caso Fratelli d’Italia denuncia il “gioco sporco” della maggioranza: «Quando manca poco alla fine della partita (elezioni regionali) la squadra che ha vinto il precedente campionato (il centrosinistra) per avere la certezza di rivincere facile (insomma per truccare la partita) decide di cambiare le regole del gioco! Non d’accordo con tutte le altre squadre – come è giusto che sia quando si devono cambiare le regole – ma da soli». Da qui il no a qualsiasi trattativa sulle correzioni proposte dal centrosinistra ad eccezione dell’adeguamento dello statuto a 40 consiglieri per evitare ricorsi elettorali che potrebbero invalidare il voto di autunno.