La poesia, genere classico per eccellenza. La si studia, si apprende la metrica, si leggono gli antichi poeti, lontani da chi li studia. Ma oggi la poesia si sta rimodernando. Nei circoli culturali c’è un fermento che sta rivoluzionando il concetto di poetica.
Oggi la poesia si tinge di musica, attinge all’Hip hop e al rap, vive nelle competizioni dal sapore internazionale, del Poetry Slam.
I poeti recitano i loro versi, gareggiano valutati dal pubblico. Una produzione che nasce dalla strada, come il rap. Vive nei luoghi pubblici e sta contribuendo a creare un genere nuovo.
Poco conosciuto in Italia, vede i poeti performativi del nostro paese tra le vette più alte. Nel 2021 l’Italia è stata culla del vincitore del torneo mondiale di Poetry Slam. Si tratta del modugnese Giuliano De Santis, 28 anni, in arte Giuliano Logos.
Lo scorso anno campione mondiale, a Parigi, di Poetry Slam. Il primo italiano. Quest’anno ci ritornerà, a fine mese, per l’edizione 2022, per passare testimone. Emozionato?
«Vincere è stata una grande esperienza. Mi ha spinto ancora di più ad impegnarmi nella missione di poter far rinascere e diffondere la poesia tra i giovani, cosa che faccio con dedizione».
Cosa piace ai giovani della poesia performativa?
«Partiamo dall’insegnamento scolastico. I giovani spesso si allontanano dalla poesia perché la percepiscono distante. Ma con la contaminazione dei generi, Hip Hop e iniziative come il Poetry Slam, i ragazzi tornano ad esprimersi con un linguaggio conosciuto».
Nuovi spettacoli e un tour internazionale. Che cosa la ispira?
«Quest’estate porterò in giro il mio nuovo pezzo, Abraxas. Ma anche lo spettacolo precedente, Modius, ha avuto successo. Sono previste date in Italia e all’estero. Ci sarà sicuramente l’Asia. Cosa mi ispira? Una scintilla e una serie di esperienze. Modius è un ragionamento sull’interiorità e il tempo che passa. Abraxas richiama la parola magica per eccellenza. È nato da un verso di Dylan Thonas».
Il Poetry Slam è conosciutissimo all’estero, ma poco in Italia. Come mai?
«Cambia il modo di approcciarsi alla poesia. Agli Europei di Poetry Slam a Bruxelles ci hanno fermato per strada. I vincitori delle competizioni, all’estero, sono famosi e riconosciuti. Podcast, tv, radio e università se ne occupano. In Italia siamo in ritardo. Lo scorso anno la biennale di Venezia ha consegnato il Leone d’argento a Key Tempest come voce poetica più innovativa. Cosa pazzesca che la Biennale dia un premio così importante, mentre nel resto di Italia si è ancora chiusi. Si è riconosciuto un artista internazionale, ma non vi è ancora apertura agli artisti italiani».
Al contrario, sulla scena internazionale, è molto apprezzato. Vanity Fair le ha fatto rientrare tra i primi dieci artisti rivoluzionari della scena poetica.
«Mi ha sorpreso. A gennaio alcune redazioni giornalistiche della nota rivista Vanity Fair, tra le quali quella francese e spagnola, hanno stilato una lista dei 30 artisti che stanno rivoluzionando la scena europea. Tra i primi 10 ci sono anch’io».
Sei membro cofondatore del collettivo pugliese SlammalS e del collettivo romano di artisti Wow – Incendi Spontanei, che dal 2018 promuove la divulgazione culturale in tutta Italia. Vi definite un’avanguardia?
«Siamo un collettivo organizzativo di eventi culturali e artisti. Sentiamo forte il bisogno di creare le condizioni affinché tutti possano esprimersi. Orbitiamo nel mondo della poesia performativa, della musica e arte. Creiamo spazi gestiti da artisti, scultori e scrittori. Promuoviamo l’internazionalizzazione della scena artistica. Abbiamo anche ospitato Marc Kelli Smith che ha inventato il poetry slam. Lavoriamo con ambasciate, istituti di cultura. Facciamo corsi di poesia performativa, scrittura creativa. I nostri sono spazi sicuri in cui si lavora per tirare fuori la propria voce».
Quali sono i suoi progetti futuri e di cosa si sta occupando ora?
«Ogni lunedì sono ospite di Matteo Campese su Radio Freccia. Durante il programma ci occupiamo di poesia. Gli spettatori scelgono un tema sul quale costruisco una performance. Ho tenuto, in Germania, delle lezioni sull’evoluzione della poesia performativa e, a Stoccarda, ho collaborato con gli studi di Cultura italiana. Ci tengo a portare la terra da cui provengo con me. Ho dedicato un testo a Federico II di Svevia, apprezzato anche agli europei. I progetti futuri mi vedranno impegnato, fino alla fine dell’estate, in un tour italiano e internazionale. Poi un progetto di spoken music e uscita di singoli e album. Continuerò la ricerca relativa all’arte contemporanea, lavorando ad una serie di installazioni, con poesia performativa e media. Spero che presto l’Italia possa raggiungere, magari superare, il livello di avanguardia poetica raggiunto all’estero, dando più spazio ad eventi di Poetry Slam».