Un attacco russo ha colpito la città ucraina di Sumy, provocando «molti morti». Lo ha riferito il sindaco di Sumy, Artem Kobzar, sul proprio canale Telegram, come riportano diversi media ucraini. «In seguito all’attacco missilistico, ci sono molte vittime. Il nemico ha colpito di nuovo la popolazione civile», ha affermato Kobzar.
Il sindaco della città questa mattina parlava di almeno 21 morti. Anche il presidente Zelensky aveva detto che decine civili erano morti. l bilancio intnto è salito a 32morti, tra cui due bambini: lo ha reso noto il Servizio statale di emergenza. I feriti sono 83, fra cui 7 bambini: lo ha reso noto il ministro degli Interni ucraino, Igor Klymenko, come riporta Ukrinform.
«È stato veramente un colpo che ha colpito proprio quando la gente va in chiesa per la domenica delle Palme». Sul suo account di X, il presidente ucraino ha condiviso un video ripreso da un telefonino e pubblicato sui social, che mostra una strada di Sumy dopo l’attacco missilistico russo. Fra detriti e calcinacci si vedono corpi disseminati in terra, altri già allineati.
«Solo un bastardo potrebbe comportarsi così», continua Volodymyr Zelensky. «È necessaria una forte risposta mondiale. Gli Stati Uniti, l’Europa, tutti nel mondo che vogliono porre fine a questa guerra e a queste uccisioni. La Russia vuole esattamente questo tipo di terrore e sta prolungando questa guerra. Senza pressione sull’aggressore, la pace è impossibile. I colloqui non hanno mai fermato la balistica e le bombe aeree. Abbiamo bisogno di un atteggiamento nei confronti della Russia che un terrorista merita. Grazie a tutti coloro che sono con l’Ucraina e ci aiutano a proteggere la vita». Zelensky ha poi fatto le «condoglianze alle famiglie e agli amici” delle vittime, aggiungendo che è «in corso un’operazione di salvataggio».
Molti i soccorritori operativi in queste ore. Nello sfondo si vedono automobili in fiamme dalle quali si levano colonne di fumo nero. Una guerra che va avanti, nella notte intanto sono stati abbattuti più di 50 droni di Mosca con il negoziato di fatto in stallo.
