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Milano, detenuto 41enne evade dal carcere di Opera: «Ha segato le sbarre e si è calato con un lenzuolo»

Un detenuto di origini albanesi di 41 anni, con fine pena fissato a ottobre del 2048, è evaso nella notte dal carcere di Milano Opera. Lo riferisce il segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria, Gennarino De Fazio, spiegando che l'uomo è fuggito «nel più classico dei modi: segando le sbarre della finestra e calandosi con…
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Un detenuto di origini albanesi di 41 anni, con fine pena fissato a ottobre del 2048, è evaso nella notte dal carcere di Milano Opera. Lo riferisce il segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria, Gennarino De Fazio, spiegando che l’uomo è fuggito «nel più classico dei modi: segando le sbarre della finestra e calandosi con delle lenzuola annodate. Non è ancora chiaro – afferma il sindacalista – come abbia fatto poi a scavalcare la cinta muraria e se abbia goduto di complicità esterne. Certo è che questo ennesimo episodio, unito al dramma che si vive ogni giorno nelle prigioni e a tutto ciò che accade, certifica ulteriormente il fallimento delle politiche penitenziarie condotte dai governi almeno negli ultimi 25 anni, ivi compresi quelli più recenti».

Le ricerche dell’evaso sono in corso da parte della polizia penitenziaria e delle altre forze dell’ordine «e confidiamo che anche questa volta il nucleo investigativo centrale della Polizia penitenziaria e le sue articolazioni territoriali possano metterci una pezza. Ma è evidente che non si può andare avanti turando falle, di ogni genere, e senza un reale e concreto progetto programmatico degno di un paese civile», aggiunge De Fazio.

«Nel carcere di Opera – prosegue il segretario della Uilpa Polizia penitenziaria – 1.338 detenuti sono stipati in 918 posti disponibili (sovraffollamento del 153%) e vengono gestiti, per com’è possibile, da soli 533 agenti, quando ne necessiterebbero almeno 811 (-34%). Una situazione oggettivamente insostenibile che, oltre a ledere i fondamentali diritti umani dei reclusi, mette a durissima prova gli operatori del Corpo di polizia penitenziaria, sottoposti a carichi di lavoro inenarrabili e a turnazioni di servizio che si protraggono ben al di là della durata regolare, con la compressione di diritti anche di rango costituzionale. Del resto, a livello nazionale i detenuti sono 63.690, mentre i posti disponibili, in costante diminuzione al di là della narrazione governativa, sono solo 46.199 e alla Polizia penitenziaria nelle carceri mancano 20mila agenti. Servono subito tangibili provvedimenti per deflazionare la densità detentiva, potenziare gli organici della Polizia penitenziaria e delle altre figure professionali, ammodernare le strutture, che in attesa dei fantomatici moduli prefabbricati continuano a sgretolarsi, implementare le tecnologie e gli equipaggiamenti, garantire l’assistenza sanitaria e avviare riforme complessive», conclude De Fazio.

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