Ci sono «nubi che si addensano all’orizzonte, portatrici di protezionismi immotivati, di chiusura dei mercati dal sapore incomprensibilmente autarchico, che danneggerebbero in modo importante settori di eccellenza come quelli del vino e dell’olio», ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella intervenuto al 44esimo Forum della cultura dell’olio e del vino promosso dalla Fondazione italiana Sommelier ieri a Roma.
«Produrre per l’auto-consumo – ha aggiunto il Capo dello Stato – ricondurrebbe l’Italia all’agricoltura dei primi anni del Novecento. Legittimamente le associazioni dei produttori esprimono preoccupazione per le sorti dell’export. Misure come quelle che vengono minacciate darebbero, inoltre, ulteriore spinta ai prodotti del cosiddetto italian sounding (il falso made in Italy spacciato come autentico grazie all’utilizzo di simboli evocativi come il Tricolore, tra i cui prodotti spicca il Parmesan, imitazione contraffatta del Parmigiano reggiano che secondo Coldiretti vale 120 miliardi di dollari, ndr), con ulteriori conseguenze per le filiere produttive italiane, non essendo immaginabile che i consumatori di altri continenti rinuncino – ha detto ancora Mattarella – a rincorrere gusti che hanno imparato ad apprezzare».
Le osservazioni
Il Presidente poi annota come «commerci e interdipendenza sono garanzia della pace. Nella storia la contrapposizione tra mercati ha condotto ad altre più gravi forme di conflitto. I mercati aperti producono una fitta rete di collaborazioni che, nel comune interesse, proteggono la pace». Poi, rivolgendosi direttamente ai produttori, sottolinea il valore della filiera agroenogastroniomica che è, insieme alla cultura e al design, «il motore dell’Italia. Avete saputo mettervi insieme – enfatizza il Presidente – misurarvi con la dimensione internazionale, senza timore di mercati sconosciuti e in cui, oggi, i prodotti italiani sono leader. Il futuro non si costruisce su nostalgie e vale anche per gratuite tentazioni di nostalgia alimentare: oggi i cibi sono sicuramente più salubri e controllati di un tempo», sono state le parole del Capo dello Stato su una minaccia temuta da molti settori economici.
La posizione di Giorgetti
Alle parole di Mattarella, fanno eco quelle del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, il quale, al giuramento degli allievi ufficiali della Guardia di Finanza, a Bergamo, dice: “Stiamo vivendo un periodo di grande incertezza politica ed economica, segnato da conflitti armati diffusi e minacce tecnologiche sempre più incombenti. Ma anche di guerre commerciali e finanziarie decisamente aggressive attraverso l’utilizzo di dazi e criptovalute.
Strumenti usati come delle vere e proprie armi economiche, in grado di ridefinire gli equilibri e le dinamiche finanziarie e commerciali globali, ma che stanno anche influenzando profondamente la politica mondiale. Imporre dazi su determinati beni non è più solo una misura per difendere l’economia nazionale e regolare le relazioni commerciali tra Paesi, ma una leva che condiziona le politiche internazionali”, conclude il ministro.