SEZIONI
SEZIONI
Bari
Sfoglia il giornale di oggiAbbonati

Il costo della vita sale ma gli stipendi restano al palo: ecco la cifra che servirebbe

In un contesto economico dove i prezzi continuano a salire, in Italia, mantenere lo stesso stipendio di qualche anno fa non basta più. Anzi, equivale a guadagnare meno. È quanto emerge dagli ultimi dati elaborati dall’Istat, che stimano di quanto dovrebbe aumentare il salario lordo per mantenere invariato il potere d’acquisto rispetto al 2022. Secondo…
l'edicola

In un contesto economico dove i prezzi continuano a salire, in Italia, mantenere lo stesso stipendio di qualche anno fa non basta più. Anzi, equivale a guadagnare meno. È quanto emerge dagli ultimi dati elaborati dall’Istat, che stimano di quanto dovrebbe aumentare il salario lordo per mantenere invariato il potere d’acquisto rispetto al 2022. Secondo questa analisi, servirebbe in media un aumento dell’8% sullo stipendio annuo lordo per far fronte all’aumento del costo della vita. Non si tratta di una cifra arbitraria, ma è il risultato di tre anni consecutivi di inflazione che hanno inciso profondamente sul carrello della spesa, sull’energia e sulle spese quotidiane.

I conti in tasca

Facendo qualche esempio concreto, un lavoratore italiano che oggi guadagna 20mila euro lordi all’anno dovrebbe chiedere uno stipendio di 22.142 euro per non perdere potere d’acquisto. Chi ne guadagna 30mila dovrebbe salire a 33.213 euro, mentre uno stipendio di 50mila euro dovrebbe aumentare fino a 55.355 euro. Aumenti che, al netto delle tasse, si traducono in qualche migliaio di euro in più all’anno, semplicemente per poter continuare a vivere come tre anni fa. In altre parole, questo significa che, per molti, la richiesta di un aumento oggi non è più un segnale di ambizione o crescita professionale, ma una misura necessaria per evitare un arretramento. Il messaggio che emerge, insomma, è chiaro: non ottenere un adeguamento salariale in Italia significa, in molti casi, accettare di guadagnare meno.

I giovani

In questo scenario, i giovani italiani sotto i 30 anni si trovano a fronteggiare una realtà lavorativa particolarmente difficile, sono, infatti, i più colpiti dalla piaga del lavoro sottopagato. I numeri lasciano poco spazio a dubbi. Ben il 23,6% dei lavoratori tra i 14 e i 29 anni percepisce una paga oraria inferiore ai 9 euro lordi. Una percentuale che supera di gran lunga quella delle altre fasce d’età. Il confronto è eloquente: solo il 10% dei lavoratori tra i 30 e i 49 anni si trova nella stessa condizione, mentre la quota scende ulteriormente al 7,2% tra gli over 50. Il dato suggerisce una correlazione diretta tra l’età e la probabilità di ricevere una retribuzione adeguata, con i più giovani sistematicamente penalizzati.

Il Sud

A rendere il quadro ancora più critico è il fatto che la maggior parte dei giovani sottopagati si concentra nel Mezzogiorno, dove le opportunità occupazionali sono spesso limitate e le condizioni contrattuali risultano molto più precarie. Il fenomeno solleva, dunque, interrogativi urgenti sulle politiche del lavoro e sulla sostenibilità del modello economico attuale, soprattutto per le nuove generazioni che si affacciano al mondo del lavoro con sempre minori certezze. Intanto, queste disparità alimentano il fenomeno della migrazione interna, con migliaia di giovani che lasciano il Sud ogni anno in cerca di migliori condizioni economiche al Nord o all’estero.

CORRELATI

array(3) {
  [0]=>
  int(431223)
  [1]=>
  int(431218)
  [2]=>
  int(430832)
}

Lascia un commento

Bentornato,
accedi al tuo account

Registrati

Tutte le news di Puglia e Basilicata a portata di click!