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Albania, il “mini-carcere” non è pronto. Rientra la rivolta dei detenuti migranti trasferiti dall’Italia

Non risulta ancora operativo il “mini-carcere” presente all’interno dell’hub del Cpr di Gjader, in Albania. Nessuno dei 40 stranieri, tutti accusati o condannati per reati anche gravi e trasferiti nei giorni scorsi con la nave Libra arrivata dall'Italia, sarebbe finito in quest'altra mini-sede che dovrebbe accogliere 21 detenuti: in particolare 10 dei 40 migranti, protagonisti…
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Non risulta ancora operativo il “mini-carcere” presente all’interno dell’hub del Cpr di Gjader, in Albania. Nessuno dei 40 stranieri, tutti accusati o condannati per reati anche gravi e trasferiti nei giorni scorsi con la nave Libra arrivata dall’Italia, sarebbe finito in quest’altra mini-sede che dovrebbe accogliere 21 detenuti: in particolare 10 dei 40 migranti, protagonisti di una violenta protesta, nata ieri proprio a causa di questo trasferimento, sarebbero stati i primi ad entrarci, ma nelle ore successive sarebbe arrivata una diversa versione dei fatti.

La notizia è stata riportata ieri da alcune testate italiane dopo alcune smentite sull’operatività della struttura che avrebbe accolto, nelle sedi adibite alla detenzione del centro e dopo un controllo della polizia penitenziaria, i 10 migranti che hanno provocato diversi danni materiali e messo in atto azioni di autolesionismo.

La situazione è attualmente sotto controllo e all’interno della struttura sono ospitati i 40 migranti. Non risulta invece ancora operativo il “mini-carcere” presente all’interno dell’hub. Al momento ci sono solo alcune conferme ma nessuna vera certezza. I media locali albanesi dicono che la struttura è operativa mentre altri italiani smentiscono. L’unica certezza, confermata da tutti è che la situazione sarebbe rientrata.

Intanto il governo incassa con soddisfazione la mossa di Bruxelles sulla lista dei Paesi sicuri. «Accolgo con grande soddisfazione la proposta di lista Ue Paesi sicuri di origine presentata dalla Commissione europea e che ricomprende, tra gli altri, anche Bangladesh, Egitto e Tunisia». Così in una nota la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

«Ritengo altrettanto positiva la proposta di anticipare l’entrata in vigore di alcune componenti del Patto Migrazione e Asilo, in particolare la possibilità di designare Paesi sicuri di origine con eccezioni territoriali e per determinate categorie e di applicare il criterio del 20%. Si tratta infatti di fattispecie che consentono di attivare le procedure accelerate di frontiera ai Migranti che arrivano da determinate Nazioni, come previsto dal Protocollo Italia-Albania», conclude la premier.

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