II prezzo alla pompa schizza sempre più in alto e dopo la protesta degli autotrasportatori, ad agitare le acque sono i pescatori di Manfredonia che spengono i motori dei loro motopescherecci. La protesta, organizzata dall’associazione produttori pesca, è iniziata la notte scorsa e andrà avanti fino al 13 marzo. «Il nostro settore era già stato penalizzato dalla pandemia, ora il caro benzina ci ha dato il colpo di grazia – dicono all’unisono i pescatori sipontini – Per noi è più conveniente stare fermi in porto, il gasolio è arrivato ad 1 euro e 10 centesimi quando fino a qualche mese fa non superava i 50 centesimi. Con le nostre imbarcazioni, che consumano in media dai 900 ai 1500 litri di gasolio, e con la crisi economica che grava sul settore della ristorazione, raddoppiare il costo del pesce significherebbe non venderlo proprio».
Per mercoledì prossimo è previsto un incontro tra i sindacati di categoria e il Governo, dal quale i pescatori sperano di ricevere un sostegno con il prossimo decreto.
Intanto, arriva la nota di solidarietà del gruppo Lega della commissione poesca del parlamento europeo: «Il fermo forzoso è un segnale d’allarme che non può e non deve essere sottovalutato, la fotografia di una situazione che mette a dura prova il settore e la nostra economia, di cui la pesca è comparto fondamentale. Dal Governo e dalla Ue servono risposte in tempi rapidi», scrivono Massimo Casanova, Rosanna Conte, Valentino Grant e Annalisa Tardino.