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Domenico Modugno, un documentario su Raiuno celebra “l’italiano che incantò il mondo”

Ben 230 canzoni incise, 38 film recitati, decine di spettacoli teatrali e programmi: anche i “freddi” numeri dimostrano quanto Domenico Modugno abbia inciso sulla musica e sul cinema italiani fino al 6 agosto 1994, giorno della sua scomparsa. A circa trent’anni da quella data, un documentario ripercorre l’irripetibile parabola umana e artistica del ragazzo intraprendente,…

Ben 230 canzoni incise, 38 film recitati, decine di spettacoli teatrali e programmi: anche i “freddi” numeri dimostrano quanto Domenico Modugno abbia inciso sulla musica e sul cinema italiani fino al 6 agosto 1994, giorno della sua scomparsa. A circa trent’anni da quella data, un documentario ripercorre l’irripetibile parabola umana e artistica del ragazzo intraprendente, originario di Polignano a Mare, che dal Sud “fuggì” al Nord in cerca di fortuna arrivando più lontano di quanto avesse mai immaginato.

Il documentario

L’appuntamento con “L’italiano che incantò il mondo” è per mercoledì in prima serata su Rai Uno. A ricordare uno dei più grandi uomini di spettacolo della storia del nostro Paese saranno non solo alcuni suoi familiari, ma anche e soprattutto volti noti dello spettacolo. È il caso del figlio Massimo («Mio padre ha sempre fatto come voleva lui senza rimpianti»), dello storico manager Domenico Aragozzini, della conduttrice televisiva Enrica Bonaccorti («Ci conoscemmo a teatro e da quel momento siamo stati sempre amici»), del cantante Giuliano Sangiorgi, della critica musicale Marinella Venegoni e dell’attrice Liana Orfei. Non ci sarà, invece, Beppe Fiorello che ha vestito i panni di Modugno in una fortunata miniserie televisiva: «Ho preferito non sentirlo – spiega la regista Maite Carpio Bulgari – La sua interpretazione è stata magistrale, ma non volevo confondere il pubblico. E poi nel documentario ci sono testimonianze di chi ha conosciuto e avuto un rapporto diretto con Modugno».

I successi

Ampio spazio, ovviamente, troveranno i successi di Modugno a cominciare da “Nel blu dipinto di blu”, che lo ha di fatto reso immortale, per proseguire con “La lontananza” e “Meraviglioso” e finire con “Amara terra mia”. «Modugno ha rivoluzionato la canzone italiana – prosegue Carpio – Era il 1958 quando una canzone scritta da un paroliere alle prime armi in collaborazione con un giovane artista in ascesa trionfò al Festival di Sanremo. I due erano Franco Migliacci e Domenico Modugno e la canzone era “Volare”, brano che portò la musica italiana oltre il vincolo del bel canto e catapultò Modugno nello stardom americano, facendogli vendere oltre 22 milioni di dischi nel mondo e vincere due Grammy. Modugno e quella canzone esprimevano una nuova promessa di benessere e felicità e iniziarono a cambiare la percezione dell’Italia nel mondo».

L’uomo

Nel documentario si racconta l’artista, ma anche l’uomo. Un uomo che non si fermò mai e continuò a scrivere, comporre e cantare anche dopo l’ictus e la malattia nel 1984. Carpio sottolinea: «Modugno è stato la prima star italiana del dopoguerra, l’eroe musicale che ha incantato il mondo strappando la canzone italiana dal provincialismo. La sua musica è immortale, ma della sua vita si ricorda ancora troppo poco. Da qui è nata l’esigenza di fare un lavoro che raccontasse la sua storia in maniera esaustiva».

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