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Taranto, condannato all’ergastolo per l’omicidio Nardelli: sequestrati i beni di Paolo Vuto

C'è anche un bar tra i beni sequestrati a Paolo Vuto, il 46enne condannato nel gennaio scorso all'ergastolo perché ritenuto l'organizzatore dell'omicidio del 61enne Cosimo Nardelli, avvenuto a Taranto. La divisione anticrimine della Questura del capoluogo ionico ha dato esecuzione a un decreto di sequestro, emesso dal Tribunale di Lecce (sezione misure di prevenzione) su…
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C’è anche un bar tra i beni sequestrati a Paolo Vuto, il 46enne condannato nel gennaio scorso all’ergastolo perché ritenuto l’organizzatore dell’omicidio del 61enne Cosimo Nardelli, avvenuto a Taranto.

La divisione anticrimine della Questura del capoluogo ionico ha dato esecuzione a un decreto di sequestro, emesso dal Tribunale di Lecce (sezione misure di prevenzione) su richiesta dei pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Lecce e della Procura ordinaria di Taranto, di beni ritenuti riconducibili a Vuto.

Il 61enne pregiudicato fu ucciso il 26 maggio 2023 con due colpi di pistola al torace davanti alla sua abitazione in via Cugini.

Oltre a Paolo Vuto, anche Tiziano Nardelli (fratello della vittima) è stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Appello di Taranto perché presunto mandante dell’omicidio.

La Corte ha inoltre condannato a 30 anni Cristian Aldo Vuto (figlio di Paolo), ritenuto l’esecutore materiale del delitto, e a 25 anni il cugino Francesco Vuto, che guidava la moto in sella alla quale viaggiava il killer. Secondo l’ipotesi dell’accusa, Tiziano Nardelli avrebbe ordinato la morte del fratello per contrasti sorti nella gestione di una cooperativa agricola.

La proposta di sequestro era stata avanzata dal questore di Taranto Michele Davide Sinigaglia. Si tratterebbe di beni intestati a un’altra persona ma che, secondo l’accusa, sarebbero riconducibili a Paolo Vuto.

Sequestrati beni per 1,5 milioni di euro

I beni sequestrati a Paolo Vuto hanno un valore stimato in oltre 1 milione e mezzo di euro. Si tratta di attività commerciali (una di queste utilizzata come base operativa per presunte operazioni illecite), abitazioni, auto e beni di lusso come Rolex e conti correnti postali e bancari.

Il valore patrimoniale è risultato sproporzionato e ingiustificato rispetto al reddito del nucleo familiare dichiarato. Fatta eccezione per un rapporto finanziario, tutti i beni oggetto del decreto di sequestro erano stati, nell’arco temporale preso in considerazione per la valutazione della pericolosità sociale, fittiziamente intestati a persone ritenute vicine a Vuto, anche se di fatto quest’ultimo ne aveva mantenuto la disponibilità.

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