Il “matto”, la “dottoressa” e “Bocelli”. Sono solo alcuni dei nomignoli che i componenti dell’organizzazione che trafficava in oli minerali si erano dati nell’illusione di ingannare le forze dell’ordine. Emerge anche questo dall’ordinanza di oltre 1.500 pagine sul sistema di frodi e riciclaggio sgominato all’alba di martedì con 75 misure cautelari (14 in carcere, 45 ai domiciliari, due interdittive e 14 destinatari dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria). Il filone di indagine che riguarda proprio il contrabbando transnazionale di prodotti energetici, con base operativa nella provincia di Bari, ha evidenziato un singolare modus operandi: in prima battuta, la preparazione del prodotto da sottrarre alle accise, ottenuto per miscelazione del gasolio con oli vegetali ed altre preparazioni chimiche. E questo serviva ad attribuirgli una diversa classificazione doganale riconducibile alla categoria degli oli lubrificanti, pur conservando proprietà di combustione tali da consentirne l’utilizzo come carburante per autotrazione. Con questa nomenclatura, il prodotto veniva movimentato tra Stati membri, utilizzando quale documento di accompagnamento la “Lettera di vettura internazionale” (convenzionalmente C.M.R.), al posto del Documento amministrativo elettronico, evitando, cosi, il monitoraggio previsto dal sistema. Infine, veniva trasportato in autobotti o in contenitori di minori dimensioni, e dunque illecitamente immesso in consumo per finalità di autotrazione, senza il pagamento dell’accisa.
Ed è durante gli accordi frequenti per la movimentazione del prodotto, che i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria registrano le telefonate con i comi in codice: Giuseppe Marotta era il “Direttore”, suo fratello Domenico “Gidis”, Paola Belloro la “dottoressa”,
Domenico De Mola L’Elettrico”, Sebastiano Gelao, il “Vice” e “Capellone”, Nicola Balletta “Belgio” e “Magoo”, Cesare Salandra, lo “zio”. Ma non solo: oltre ai vari cliente “Taranto”, “Gravina, “Salerno”, Polignano e “Marcellino pane e vino”, non mancano altri nomignoli: il “Gruista”, “Giacchetta”, “Sinatra”, “Psycho”, “Grav” e persino “Margaret Thatcher”.
Le intercettazioni e i documenti recuperati hanno portato alla luce la costruzione di una rete di società (con sede in Bulgaria, Lettonia, Repubblica Ceca, Ungheria) funzionale alle esigenze dei traffici illeciti: le forniture di prodotto petrolifero venivano eseguite mediante l’intermediazione di alcune società straniere (Archendelo S.r.o. e Larostetix, con sede in Repubblica Ceca; Karon Trade Hungary K.f.t., Pocket Ungary K.f.t., con sede in Ungheria; Pocket S.i.a., con sede in Lettonia), amministrate da soggetti di comodo o prestanome e in ogni caso riconducibili al sodalizio.