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Neonato morto in culla a Bari, depositate le perizie: indagini verso la chiusura

Con il deposito della seconda consulenza, a cura del docente di ingegneria elettrica del Politecnico di Bari, Saverio Mascolo, e del perito Luigi De Vecchis, si avvicina a conclusione l’inchiesta sul decesso di un neonato, nella culla per la vita istituita dal parroco della chiesa di San Giovanni Battista al quartiere Poggiofranco di Bari. La…

Con il deposito della seconda consulenza, a cura del docente di ingegneria elettrica del Politecnico di Bari, Saverio Mascolo, e del perito Luigi De Vecchis, si avvicina a conclusione l’inchiesta sul decesso di un neonato, nella culla per la vita istituita dal parroco della chiesa di San Giovanni Battista al quartiere Poggiofranco di Bari.

La perizia

Depositata ieri negli uffici della Procura, la perizia approfondita aveva il compito di chiarire tutti gli aspetti necessari per accertare le cause della morte del bimbo, trovato ormai cadavere la mattina del 2 gennaio scorso, dal proprietario di un’agenzia funebre. Secondo quanto accertato con l’esame autoptico, eseguito nell’istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari, il bimbo era ancora vivo quando è stato deposto nella culla termica, molte ore prima del ritrovamento, nella evidente prospettiva di riservargli una vita migliore.

Il malfunzionamento

Quasi subito era apparso evidente che si era verificato un malfunzionamento della culla, e le prime indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Ciro Angelillis, avevano subito accertato che a non funzionare erano stati i sensori sul materassino che, da una parte, avrebbero dovuto far partire la telefonata di allarme sul cellulare del parroco, don Antonio Ruccia (mai arrivata), e dall’altra far attivare il riscaldamento. L’inerzia del sensore, di conseguenza, avrebbe provocato il decesso del bimbo per ipotermia.

L’inchiesta

Nel registro degli indagati della Procura di Bari sono stati iscritti il parroco e il tecnico impiantista, Vincenzo Nanocchio, che aveva progettato la culla e ne curava l’assistenza. Nessuna manutenzione era però mai stata prevista. Le indagini svolte dagli investigatori della Squadra Mobile, coordinati dal dirigente Filippo Portoghese, si sono basate anche sulla documentazione acquisita nella parrocchia ma anche quella fornita da Nanocchio.

La culla per la vita

Ad istituire la culla per la vita, in un piccolo vano attiguo alla parrocchia, era stato don Antonio Ruccia, oltre 10 anni fa, quando aveva annunciato che sarebbe stata collegata anche con il Reparto di Neonatologia del Policlinico di Bari, per dare la possibilità di intervenire in tempi rapidi prestando al neonato tutte le cure necessarie. Esattamente come un anno prima, quando il parroco aveva trovato una bimba e l’aveva subito affidata ai medici, perché ne verificassero le condizioni.

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