I commissari straordinari di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria e di Ilva in amministrazione straordinaria possono avviare i negoziati in via preferenziale con la cordata azera guidata da Baku Steel Company (Bsc) e Azerbaijan Business Development Fund (Abdf).
Ne dà notizia il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit). I commissari sono stati autorizzati dal titolare del dicastero, Adolfo Urso.
Il via libera arriva in seguito alla richiesta pervenuta il 21 marzo scorso dalle due terne commissariali di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria e di Ilva in as al parere favorevole espresso dal Comitato di Sorveglianza.
Sono 16mila le tonnellate di rifiuti speciali scoperti dai finanzieri del Reparto operativo aeronavale di Bari, in collaborazione con il personale dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa), nascosti in quattro capannoni nella zona di Santa Caterina e in una villa sul lungomare del capoluogo pugliese.
I militari hanno effettuato una serie di controlli avvalendosi di immagini satellitari e di quelle ad altissima risoluzione acquisite dagli elicotteri in dotazione alla Guardia di finanza.
Nei capannoni e nella villa, in particolare, sono stati trovati solventi, vernici, apparecchiature elettroniche, scarti edilizi e veicoli abbandonati. I finanzieri hanno sequestrato le strutture e denunciato i tre presunti responsabili, accertando violazioni amministrative per oltre due milioni di euro in materia di ecotassa.
I carabinieri hanno dato esecuzione a un provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica di Bari a conclusione delle indagini coordinate dai pm Domenico Minardi della locale Direzione distrettuale antimafia e da Larissa Catella della Procura.
Nel corso delle indagini i militari si sono avvalsi delle immagini registrate da numerose telecamere di videosorveglianza, analizzando oltre 500 ore di filmati e ricostruendo così tutte le fasi dell’omicidio, compreso il percorso seguito dal presunto assassino per raggiungere la vittima e ucciderla con vari colpi di pistola.
L’episodio, secondo gli inquirenti, “si inquadra in un contesto di contrasto in seno alla criminalità organizzata, finalizzato a imporre la forza intimidatrice del gruppo criminale operante su quel territorio come reazione a un tentato omicidio di un affiliato al citato sodalizio, avvenuto nel marzo 2024″.
La sera del 17 dicembre scorso, dunque, dopo un primo tentativo, il 23enne avrebbe rintracciato la vittima e, muovendosi con un monopattino, l’avrebbe raggiunta in pieno centro, all’esterno di un distributore di bevande h24. Qui avrebbe esploso sette colpi di pistola.
Il presunto assassino, stando a quanto emerso, stava programmando di fuggire all’estero.
Un ragazzo di 15 anni è stato arrestato con l’accusa di aver abusato di una coetanea nei bagni della stazione ferroviaria di un comune in provincia di Lecce.
Il giovane sarebbe un amico del fidanzatino della vittima. Quest’ultimo le avrebbe dato un appuntamento a cui si sarebbe fatto trovare l’altro ragazzo, mentre lui aspettava in un locale adiacente.
L’episodio risale al 28 luglio scorso ma si è saputo solo ora. I carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti del 15enne con l’accusa di violenza sessuale aggravata in concorso.
Il ragazzino è stato messo in una comunità educativa penale minorile mentre sono in corso ulteriori accertamenti sul fidanzatino.
L’ordinanza cautelare è stata emessa dal gip del tribunale per i minori di Lecce su richiesta della procuratrice per i minorenni Simona Filoni, e dalla sostituta procuratrice Paola Guglielmi. Le indagini sono partite in seguito alla denuncia sporta dalla madre della vittima.
La donna, allarmata dal fatto che la figlia non rispondeva al telefono, era andata a cercarla per riprenderla. E alla stazione l’avrebbe trovata nel bagno mentre veniva abusata.
La 15enne – secondo quanto ricostruito – aveva appuntamento in stazione con il ragazzino con il quale aveva una relazione: questi non avrebbe partecipato agli abusi ma sarebbe rimasto in un locale adiacente, come avrebbe dichiarato agli inquirenti.
Soccorsa dalla madre, la ragazzina è stata poi portata in ospedale dove i sanitari hanno rilevato l’esistenza di lesioni compatibili con gli abusi e ulteriori prove della violenza subita. Fondamentale è stata anche l’analisi dei telefoni cellulari sequestrati, dai quali è emerso come gli indagati avessero chiesto alla vittima e alla madre più volte di non sporgere denuncia.
Quest’anno, nella riserva naturale di Torre Guaceto, la stagione dell’amore è iniziata in anticipo almeno per i fratini, specie di uccelli in via di estinzione.
È stato infatti scoperto uno dei primi nidi d’Italia del 2025. La deposizione, riferiscono dal Consorzio di gestione, è avvenuta con circa due settimane d’anticipo rispetto agli anni precedenti e «ora più che in altri periodi – sottolineano – è necessario che gli utenti rispettino la riserva in generale e il divieto di accesso dei cani».
La coppia che ha aperto la stagione della riproduzione è con tutta probabilità la stessa che già due anni addietro aveva nidificato nello stesso punto del ritrovamento di oggi.
A scoprire il nido è stata Angela Argentieri, volontaria del gruppo “Io sono Torre Guaceto“, da sempre impegnata accanto al Consorzio per il monitoraggio della specie.
La tutela del nido dei fratini
La nidificazione è avvenuta con anticipo rispetto agli standard a causa dell’assaggio di primavera della scorsa settimana, che ha portato con sé l’innalzamento delle temperature e le fioriture. Se i piccoli riusciranno a nascere, è probabile che i genitori decidano di nidificare per la seconda volta nella stessa stagione, evento raro, poiché ogni coppia si riproduce una sola volta all’anno.
La «buona riuscita» però, evidenziano dal Consorzio, non è per niente scontata poiché «prevede un impegno fuori dal comune da parte dei genitori, che dovranno alternarsi nella copertura continua delle uova per evitare che, a causa del riabbassamento delle temperature e del ritorno delle piogge, si raffreddino e si bagnino. Ciò implica – si legge in una nota – che nessuno debba disturbare la coppia».
«Evitare comportamenti sbagliati»
Dal Consorzio per la gestione di Torre Guaceto ricordano che, proprio per non rischiare di danneggiare i nidi e tutelari i fratini nell’area protetta, la pulizia delle spiagge viene effettuata esclusivamente a mano. Gli utenti possono fare la loro non portando i propri cani nell’area protetta.
Il fratino, concludono da Torre Guaceto, è una specie in via di estinzione e «non deve essere messa ulteriormente in pericolo a causa di comportamenti sbagliati. Basta la sola presenza di un cane per mettere in allarme i genitori fratini e spingerli ad abbandonare i nidi, annullando così la speranza della nascita di nuovi piccoli».
“Guardami negli occhi, non c’è il buio dei silenzi. Prendi il tuo coraggio e le lacrime dei santi. Siamo quella luce di tutti i buchi neri, le parole del futuro e la fede dei sinceri“. Comincia così “Libera“, il brano musicale composto dagli artisti pugliesi Bungaro e Raffaele Casarano per celebrare i 30 anni dalla nascita dell’associazione fondata da don Luigi Ciotti. La canzone è prodotta con il sostegno della Fondazione antimafia sociale “Stefano Fumarulo” della Regione Puglia.
“Libera”, accompagnato da un videoclip girato e montato da Massimiliano Mammarella, diffuso in queste ore attraverso le pagine social dell’associazione, trasforma in musica l’impegno di Libera nel contrasto non repressivo alla criminalità organizzata e nella costruzione di una cultura pubblica di legalità.
Il brano è stato presentato stamattina in Regione Puglia alla presenza dei due musicisti e di Viviana Matrangola (assessora alla Cultura e alla Legalità), Paola Romano (assessora alle Culture del Comune di Bari), Nicola Grasso (assessore alla Legalità del Comune di Bari), Annatonia Margiotta (sezione Sicurezza del cittadino, Politiche per le migrazioni, Antimafia sociale della Regione Puglia) e Marialuisa Pantaleo Fumarulo (presidente onoraria della Fondazione antimafia sociale “Stefano Fumarulo”). Presenti, per Libera, il coordinatore regionale don Angelo Cassano e la componente del Comitato etico nazionale Tilde Montinaro.
La canzone suonata per la prima volta a Trapani per la manifestazione di Libera
“Libera”, ha raccontato Bungaro, è stata suonata per la prima volta a Trapani, durante la trentesima Giornata della Memoria e dell’Impegno per ricordare le vittime innocenti di mafia, che ricorre il 21 marzo. C’erano 50mila persone.
Il brano, ha aggiunto Raffaele Casarano, «è nato dalle emozioni suscitate dal pensiero di Libera e di don Luigi Ciotti, che abbiamo cercato di trasferire in suono».
La canzone, ha spiegato, «racconta la memoria di chi ha sacrificato la propria vita per la legalità».
L’incontro di oggi è stato l’occasione per raccontare i traguardi raggiunti da Libera nel corso di questi primi 30 anni di impegno sociale. Un impegno nato il 25 marzo del 1995 e realizzato, giorno dopo giorno, insieme a una rete di istituzioni, associazioni, scuole, diocesi, parrocchie, gruppi scout e cittadini organizzati su tutto il territorio nazionale e in un network mondiale che raccoglie organizzazioni di 35 paesi d’Europa, Africa e America Latina.
L’impegno della Puglia nell’antimafia sociale
«Quella avviata 30 anni fa da don Ciotti è stata un’autentica rivoluzione civile che ha cambiato il nostro modo di concepire l’antimafia sociale», ha affermato Matrangola, sottolineando che «grazie a Libera abbiamo capito che non bastava combattere le mafie nelle aule dei tribunali e attraverso le strategie repressive, e che occorreva una risposta culturale e sociale proveniente dal basso, dai cittadini, dalle parrocchie e dalle scuole. Libera è stata ed è quella risposta».
La Regione Puglia, in ambito di antimafia sociale, anche con il supporto di Libera, «sta continuando a fare la sua parte attraverso una strategia integrata che prevede azioni di contrasto alle diseguaglianze, nelle quali la criminalità organizzata può insinuarsi, e interventi di rafforzamento delle reti di antimafia sociale, con iniziative rivolte a studenti, cittadini, associazioni e amministratori», ha concluso Matrangola annunciando che «è di prossima pubblicazione il bando sul riuso sociale dei beni confiscati, con 11 milioni messi a disposizione dei Comuni per riscattare gli spazi un tempo simbolo del potere mafioso sui territori».
A 24 ore di distanza dall’incendio che ha distrutto, la notte tra domenica e lunedì, l’auto di Matteo Masciale, segretario cittadino del Partito democratico e consigliere comunale a San Giovanni Rotondo, un altro rogo, divampato la notte scorsa, ha riguardato il mezzo di Pio Cisternino, esponente del movimento popolare sangiovannese, all’opposizione del governo cittadino.
A denunciare l’accaduto è lo stesso Cisternino con un video diffuso sui propri canali social.
«Abbiamo appena finito di spegnere l’incendio della mia autovettura. Sotto casa. Nel cuore della notte, come già successo anni fa, in chiaro stile criminale», afferma nel video pubblicato poco dopo le 2. «Di nuovo mi bruciano la macchina, sotto casa, dopo che io inizio un serio impegno politico per ripristinare una condizione di normalità in questa città. Io chiedo: perché? Ma che problema avete? Sapete dove abito, venite, citofonate, io scendo e parliamo», dice Cisternino.
«Cosa volete ottenere – continua -: spaventarmi, intimorirmi, zittirmi? Cosa volete ottenere?». E ancora: «Questa è la città che vogliamo lasciare ai nostri figli?».
Poi un appello ai cittadini: «Vi prego, non girate la testa dall’altro lato». E conclude: «A muso duro sempre. A testa alta, battendoci per il ripristino di un senso di legalità, tra le altre cose, in questa città».
Il sindaco: «Almeno 5 episodi»
«Purtroppo gli episodi di cui io sono venuto a conoscenza sono almeno cinque in pochi giorni», afferma il sindaco di San Giovanni Rotondo, Filippo Barbano. «La scorsa notte – dice – due auto e la notte tra domenica e lunedì, oltre all’auto del segretario Masciale, sono venuto a conoscenza dell’incendio di altri due mezzi. Sono episodi che non danno serenità a tutta la comunità. Non so se si tratti di balordi o ci sia la mano della criminalità organizzata. Non saprei proprio da cosa partire. Non c’è un clima politico particolare. La prima idea è che possa trattarsi di qualche balordo».
Forze dell’ordine e Prefettura, conclude il sindaco, «mi hanno garantito che stanno lavorando alacremente per risalire agli autori di questi episodi. La prefettura sta attenzionando la situazione. Siamo in attesa di una risposta e che vengano assicurati alla giustizia gli autori di gesti che non stanno facendo vivere un momento bello alla nostra comunità».
«Che strazio vedere in macerie un luogo dove ho amato vivere». Lo scrive sui social Roberto Saviano che fino a poco tempo fa viveva nella palazzina di via Vitellia 43, nel quartiere Monteverde a Roma, crollata a seguito di un’esplosione – probabilmente causata da una fuga di gas – che si è verificata stamattina.
Lo scoppio violentissimo, avvenuto poco dopo le 8:30, ha distrutto il primo e il secondo piano dell’abitazione.
Dalle macerie è stato estratto vivo un turista scozzese di 54 anni, trasportato in gravi condizioni al Centro grandi ustioni dell’ospedale Sant’Eugenio. Cosciente al momento del salvataggio, l’uomo non sarebbe in pericolo di vita ma ha riportato ustioni sul 70% del corpo.
Si indaga sulle cause dell’esplosione, dovuta probabilmente a una fuga di gas. Dalle verifiche eseguite dai tecnici di Italgas, tuttavia, i contatori sono risultati integri. In corso anche gli accertamenti della Procura sullo regolarità dello stabile, che è stato posto sotto sequestro.
Il primo piano era adibito a b&b, attività per la quale risulta la comunicazione al Comune. Al momento dell’esplosione, oltre al turista britannico, nessun’altra persona è risultata sotto le macerie.
Il boato è stato udito a chilometri di distanza dal luogo dell’esplosione, i cui detriti hanno danneggiato alcune automobili parcheggiate in strada. «Uno scoppio molto forte, anche perché ha danneggiato anche una parte delle mura di Villa Pamphilj. Le prime indagini fanno ritenere che si tratti di una fuga di gas. Forse una bombola esplosa», ha spiegato il sindaco Roberto Gualtieri, sul posto per un sopralluogo. Il ferito «riporta diverse ustioni e questo fa pensare a un’esplosione provocata da gas che quindi determina anche fiamme. Molto probabilmente si tratta dell’ospite di una struttura ricettiva», ha aggiunto il primo cittadino.
«Un boato pazzesco, un’esplosione pazzesca. Hanno tremato i vetri delle finestre», ha raccontato una residente del quartiere. Secondo le testimonianze dei presenti raccolte da LaPresse, poco prima del crollo si è sentito un grosso boato, «come se fosse una bomba», e nella zona si è sprigionato un forte odore di gas.
All’opera per estrarre l’uomo disperso sotto le macerie – che gridava aiuto in inglese – le squadre dei vigili del fuoco e i carabinieri. Una volta individuato, il 54enne è stato stabilizzato, tirato fuori e caricato sull’ambulanza.
«Tutto il dispositivo di soccorso che normalmente viene attivato per queste occasioni è stato messo in campo. Siamo fortunatamente riusciti a estrarre vivo uno degli occupanti, non abbiamo testimonianze che ci siano altre persone però stiamo facendo delle ricerche anche con i gruppi cinofili», ha spiegato il comandante dei vigili del fuoco Adriano De Acutis.
Per ragioni di sicurezza, alcuni abitanti delle palazzine adiacenti sono stati temporaneamente evacuati durante i rilievi. Nell’edificio esploso abitava anche lo scrittore sotto scorta Roberto Saviano che ha voluto rassicurare amici e conoscenti: «Per tutte le persone che mi stanno scrivendo preoccupate: già da giorni non vivevo al 43 di via Vitellia. Grazie per la premura. Spero che non ci siano morti e che la persona ferita possa rimettersi presto», ha concluso.
È stato individuato e denunciato il presunto pirata della strada che il 4 novembre dello scorso anno investì una coppia di anziani, provocando la morte di una donna di 70 anni a Minervino di Lecce.
I carabinieri hanno denunciato a piede libero un carrozziere 38enne, già noto alle forze dell’ordine, accusato di omicidio stradale e omissione di soccorso. Con lui è finito nei guai anche il suo datore di lavoro che gli avrebbe consentito, probabilmente senza fargli troppe domande, di riparare l’auto all’interno della propria officina.
L’incidente avvenne lungo la strada provinciale 62 che collega Minervino di Lecce a Giuggianello. La coppia di anziani era rimasta in panne con la propria auto a circa un chilometro dal centro abitato e avevano deciso di incamminarsi a piedi in direzione del paese. Quel tratto di strada è però poco illuminato e un’auto proveniente da Giuggianello e diretta a Minervino travolse in pieno la donna davanti agli occhi del marito, che aveva assistito alla tragedia senza poter far nulla per evitarla. Per la 70enne i soccorsi erano stati inutili, il marito era stato portato in ospedale e dimesso dopo alcune ore.
L’uomo al volante dell’auto non si era fermato per prestare soccorso e nemmeno era servito il commosso appello del marito, che attraverso i media aveva chiesto al pirata della strada di presentarsi in caserma.
I carabinieri hanno avviato le indagini riuscendo a individuare il 38enne. Sono stati decisivi per le indagini i frammenti di uno specchietto retrovisore che sono risultati corrispondenti per forma e per matricola a quelli originariamente montati sull’auto dell’uomo. I militari, inoltre, hanno ricostruito tutto il tragitto che l’auto ha percorso dopo l’incidente analizzando decine di filmati ripresi dai sistemi di videosorveglianza pubblici e privati presenti non solo nella zona dell’incidente, ma anche nei comuni di Giuggianello, Giurdignano e Spongano. Altri riscontri sono stati ricavati dagli spostamenti del telefono del 38enne, attraverso l’analisi dei tabulati telefonici.
Una volta individuata la targa dell’auto pirata, è emerso che il responsabile dell’incidente per non essere scoperto aveva provveduto alle riparazioni dei danni sulla carrozzeria della propria auto.
Ci sono 23 immobili e un’azienda agricola tra i beni confiscati a Michele Buonarota, pluripregiudicato 49enne di Trinitapoli, dalla Direzione investigativa antimafia (Dia) di Bari.
Il valore complessivo della confisca – che arriva a 18 mesi dal sequestro – ammonta a oltre un milione di euro. L’uomo, sorvegliato speciale e più volte condannato per reati in materia di droga, è stato ritenuto socialmente pericoloso in relazione proprio agli anni in cui avrebbe effettuato «rilevanti investimenti», scrivono gli investigatori in una nota.
Le indagini patrimoniali della Dia, condotte grazie agli strumenti offerti dal Codice antimafia sotto la direzione della Procura della Repubblica di Bari, hanno permesso di dimostrare la riconducibilità degli investimenti ad attività illecite.