Bruxelles, 27 mar. (askanews) – La Corte europea di giustizia ha condannato oggi lo Stato italiano a pagare una multa forfettaria di 10 milioni di euro e una sanzione progressiva di 13.687.500 di euro ogni sei mesi, per il mancato rispetto in quattro comuni delle norme Ue sul trattamento obbligatorio delle acque reflue urbane (direttiva Cee/91/271, del 1991).
La sanzione pecuniaria semestrale dovrà essere pagata fino a che l’Italia non si metterà in regola con la legislazione comunitaria, provvedendo a predisporre impianti di depurazione o altre misure idonee a evitare lo scarico di acque reflue non trattate dei quattro agglomerati urbani, che sono Courmayeur, in Valle d’Aosta, e poi Castellammare del Golfo, Cinisi e Terrasini, tutti in Sicilia.
Un quinto comune inizialmente sotto accusa, Trappeto, sempre in Sicilia, è riuscito a completare gli impianti di trattamento delle acque in tempo per l’udienza della Corte su questo caso, il 13 novembre 2024, la sentenza ne ha tenuto conto.
La situazione del mancato trattamento delle acque reflue in Italia, comunque, è migliorata negli ultimi anni, sebbene non a sufficienza e troppo lentamente.
In una sua prima sentenza su questa vicenda, nell’aprile 2014, la Corte di giustizia aveva dichiarato che l’Italia non aveva dato esecuzione la direttiva in tutto il suo territorio, nella misura in cui, in ben 41 agglomerati, le acque reflue urbane non erano correttamente raccolte né trattate. La Commissione europea, ritenendo che, oltre 20 anni dopo la scadenza dei termini di recepimento previsti dalla direttiva (e nove anni dopo la sentenza del 2014), l’Italia non si fosse ancora pienamente messa in regola perché la violazione persisteva nei cinque comuni in questione, aveva aperto una nuova procedura d’infrazione per inadempimento nel maggio 2018 e inoltrato poi un nuovo ricorso alla Corte Ue, chiedendo l’imposizione di sanzioni pecuniarie, che sono state determinate nel loro ammontare dalla sentenza di oggi.