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Scarcerato in Argentina l’ex brigatista Leonardo Bertulazzi: fu tra i rapitori dell’ingegnere Pietro Costa

Il tribunale argentino ha ordinato ieri la scarcerazione dell’ex brigatista Leonardo Bertulazzi accogliendo un ricorso della difesa e riconoscendo che la revoca dello status di rifugiato, decretata dal governo di Javier Milei, non era effettiva al momento dell’arresto di Bertulazzi avvenuto lo scorso 29 agosto dopo 44 anni di latitanza. Bertulazzi doveva scontare una pena di 27 anni di reclusione in seguito a una sentenza di condanna emessa nel 1997 per vari reati tra cui sequestro di persona, associazione sovversiva e banda armata.

Il profilo

Il rapimento di Pietro Costa, della famiglia di armatori liguri di Costa Crociere fruttò, nel 1977, alle Brigate Rosse un riscatto di 1,5 miliardi delle vecchie lire: dietro quel rapimento vi era, tra gli altri, l’ex brigatista Leonardo Bertulazzi. I soldi di quel riscatto, dopo 81 giorni di prigionia, servirono a finanziare l’attività delle Brigate Rosse e, tra l’altro, ad acquistare per 50 milioni di lire l’appartamento di via Camillo Montalcini 8 nel quartiere Portuense di Roma, dove venne successivamente tenuto prigioniero Aldo Moro, il presidente della Democrazia Cristiana rapito dalle stesse Brigate Rosse nel 1978. Nato a Verona, si trasferì da bambino con la famiglia a Genova dove, successivamente, iniziò la sua militanza armata.

Nel ’77 divenne uno dei dirigenti dell’organizzazione genovese delle Brigate rosse, ‘Colonna 28 marzo’, con il nome di battaglia Stefano. Bertulazzi partecipò alla pianificazione e all’esecuzione del rapimento di Pietro Costa, ingegnere navale della famiglia di armatori liguri, della Costa Crociere. Nello stesso anno, rimase ferito dall’esplosione di un ordigno rudimentale che lui stesso aveva costruito.

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