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Parla la madre di Giulio Regeni: «Sul suo corpo ho visto la bestialità»

«Sul suo corpo ho visto la bestialità, la brutalità. Lì capì che era stato torturato». Sono parole forti quelle pronunciate da Paola Deffendi, madre di Giulio Regeni, nell'aula bunker di Rebibbia. Una testimonianza raccolta nel corso di nuova udienza del processo a carico di quattro 007 egiziani accusati di avere sequestrato, torturato e poi ucciso…
paola deffendi
(Foto di Cecilia Fabiano/LaPresse)

«Sul suo corpo ho visto la bestialità, la brutalità. Lì capì che era stato torturato». Sono parole forti quelle pronunciate da Paola Deffendi, madre di Giulio Regeni, nell’aula bunker di Rebibbia. Una testimonianza raccolta nel corso di nuova udienza del processo a carico di quattro 007 egiziani accusati di avere sequestrato, torturato e poi ucciso il ricercatore italiano nel gennaio del 2016 al Cairo.

La testimonianza

La madre di Regeni ha raccontato il calvario di quei giorni davanti ai giudici della prima Corte d’Assise di Roma, arrivando alla drammatica visita in obitorio per il riconoscimento della salma. «Quando ho dovuto riconoscere il corpo di Giulio ho potuto vedere solo il suo viso. Era coperto da un telo e chiesi di poter vedere almeno i piedi ma una suora mi disse “suo figlio è un martire”», ha raccontato la donna aggiungendo che l’ambasciatore italiano al Cairo «disse che era meglio che non vedessimo Giulio. Mi sentii vigliacca e volevo vederlo. Mi rispose “Paola, lo ricordi come era”. Andiamo all’ospedale italiano del Cairo ci troviamo un sacco bianco con il ghiaccio intorno. Avevo l’illusione che non era Giulio».
La madre del ricercatore friulano ha raccontato dell’ultima volta in cui parlò con il figlio.

Le ultime parole

«L’ultima volta lo abbiamo visto, tramite Skype, è stato il 24 gennaio 2016. Ci disse del 25 gennaio, di cosa significasse al Cairo quella data. Gli dissi “Mi raccomando stai a casa”. Lui ci spiegò di aver fatto la spesa per più giorni, ci rassicurò».

La mamma di Regeni ha poi aggiunto che il 27 gennaio arrivò la notizia della scomparsa.

Un appassionato di storia

Nel corso dell’audizione la donna ha descritto il carattere di Regeni. «Fin da bambino era appassionato di storia, il mondo arabo lo ha conosciuto – ha raccontato in aula – quando con tutta la famiglia siamo andati a Istanbul, andava in seconda media e ci accorgemmo che già aveva molto interesse per quella cultura». E ancora: «era sobrio, non era un giovane a cui piaceva apparire. Era una persona, un figlio desiderato, che ci manca, a tutti. Si fidava degli amici. Non era un giornalista. Era un ricercatore».

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