Audizione ieri in commissione Trasparenza dell’amministratore unico di Amtab, l’azienda municipalizzata del trasporto pubblico, l’avvocato romano Luca D’Amore che svolge anche funzione di amministratore giudiziario dopo che, a febbraio scorso, è scoppiata l’inchiesta Codice Interno sulle presunte infiltrazioni mafiose all’interno delle partecipate del Comune tra cui proprio Amtab. D’Amore è stato convocato dal presidente della commissione, il consigliere di Fratelli d’Italia Antonio Ciaula, per riferire sullo stato economico dell’azienda, insieme a Ruggiero Pierno, revisore dei conti dell’azienda.
Il bilancio
Finanziariamente il 2024 è stato l’anno migliore di sempre. Perché c’è stato il riconoscimento a regime dell’Istat del contratto del Trasporto pubblico locale che ha permesso all’azienda di ritrovarsi in cassa circa 5 milioni. Amtab è dunque in “equilibrio” economico e, come attestato dall’ultimo provvisorio aggiornato a settembre si attesta su un utile di circa 2,5 milioni di euro, al netto delle imposte.
Numeri positivi per una realtà da 60 milioni di fatturato annuo e circa 800 dipendenti, che soprattutto nel 2022 ha sofferto molto per il caro dei carburanti. Attualmente l’azienda sta però valutando l’impatto che avrà sui propri conto il progetto del Brt, il sistema di Bus Rapid Transit approvato dal Comune e che ha indicato Amtab come soggetto attuatore, per il quale l’azienda dovrà operare degli investimenti importanti.
Le prospettive
Come sottolineato dall’amministratore unico D’amore, Amtab necessita di una riorganizzazione profonda del proprio assetto aziendale, anche e soprattutto per affrontare la sfida posta dal Brt. «L’azienda va traghettata nel miglior modo possibile con l’aiuto di tutti gli stakeholders a partire dall’amministrazione comunale, con la quale abbiamo un’interlocuzione e un supporto costante – ha spiegato – La sfida più grande che stiamo affrontando, e che riguarda anche le prospettive di prosecuzione, è quella di riuscire a essere all’altezza del progetto di elettrificazione del Brt».
L’azienda sta acquisendo informazioni a 360 gradi perché il Brt modificherà totalmente non solo la mobilità del capoluogo, ma anche l’organizzazione del personale e delle strutture interne della municipalizzata. «Abbiamo rilasciato una prima versione dell’organigramma aziendale – aggiunge D’Amore – contando che l’ultimo risaliva addirittura al 2020. Tra i primi interventi stiamo cercando di implementare il modello 231, (che delinea una serie di processi e procedure aziendali atte a prevenire la commissione di reati ndr.) e la sicurezza sui luoghi di lavoro».
Nell’ambito del nuovo organigramma è stata inserita una funzione aziendale, l’ufficio Brt, dedicato all’opera. Una parte dei costi, infatti, impegnerà direttamente gli investimenti dell’azienda e incideranno necessariamente sul bilancio.
Le problematiche
Uno dei nodi principali che l’amministrazione delle partecipata si troverà ad affrontare riguarda la qualificazione del personale. «Ci sono circa 800 dipendenti che hanno una formazione non più in linea con le esigenze attuali – spiega D’Amore – Per fare un esempio, nei primi due anni di vita degli autobus elettrici del Brt, non saranno necessari tutti gli interventi di manutenzione che vengono svolti adesso. Oltre al fatto che abbiamo un organico di circa 100 meccanici di cui uno solo è maccatronico, e possiede le certificazioni idonee a operare sui nuovi mezzi, che possiedono un diverso sistema rispetto a quelli attuali».
Un problema che l’azienda si sta già ponendo e che ha affrontato anche insieme ai sindacati in una riunione che si è tenuta negli scorsi giorni. Tra le opzioni è al vaglio un piano di incentivazioni all’esodo e la riconversione professionale di una parte di dipendenti come autisti, aggiornati al mezzo elettrico di ultima generazione.
Gli spazi
Infine vi è la questione strutturale per la quale non sono ancora stati individuati i costi. Dalla riqualificazione dei depositi, all’efficienza dei mezzi. «Va riorganizzato tutto il parco esterno perché i bus elettrici devono stare a una distanza minima di sicurezza per limitare il rischio di esplosioni. Leggendo le schede tecniche, inoltre, se i mezzi hanno un fermo macchina oltre i cinque giorni devono essere coperti. Oggi lo spazio a disposizione di Amtab non ha garanzie di coperture. I tempi sono molto stretti non solo per le scadenze ma anche per la riorganizzazione. I mezzi già comprati andrebbero ritirati il prima possibile da un’officina dedicata. Stiamo valutando diverse opzioni e sappiamo che molte delle cose che vanno fatte – conclude D’Amore – non avranno finanziamenti esterni».