Un milione di specie viventi rischia l’estinzione a livello globale, e l’Europa vede oltre l’80% dei suoi habitat in condizioni precarie. È quanto emerge dal primo Rapporto annuale sulla Biodiversità in Italia, pubblicato dal National Biodiversity Future Center (Nbfc), il primo centro di ricerca nazionale dedicato a questo tema cruciale.
Italia cuore della biodiversità mediterranea
Il rapporto del Nbfc sottolinea come l’Italia sia un vero e proprio epicentro della diversità biologica mediterranea, ospitando circa il 50% delle specie vegetali e il 30% di quelle animali di interesse conservazionistico.
Una ricchezza messa a rischio, come ribadito anche dall’Ipbes (Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services), massima autorità scientifica in materia, che definisce la perdita di biodiversità «una delle crisi ambientali più gravi e urgenti da affrontare a livello globale».
L’agricoltura biologica come soluzione
In occasione della Giornata mondiale dedicata alla biodiversità, FederBio ha rilanciato l’urgenza di azioni concrete per proteggere gli ecosistemi. L’agricoltura biologica emerge come strumento chiave in questa battaglia. Non utilizzando sostanze chimiche di sintesi e basandosi su pratiche ecologiche che preservano la fertilità del suolo e gli habitat naturali, il biologico contribuisce significativamente alla tutela della diversità biologica.
Numerosi studi supportano questa tesi. Una meta-analisi dell’istituto di ricerca FiBL, che ha esaminato 528 pubblicazioni scientifiche, evidenzia che le aziende agricole biologiche registrano un incremento fino al 95% delle piante (in particolare quelle erbacee spontanee), una crescita del 35% dell’avifauna, un aumento del 23% degli insetti impollinatori e del 61% di varietà di semi dormienti nel suolo. Le pratiche biologiche contribuiscono inoltre alla protezione dei terreni, delle acque e a una riduzione media del 28% delle emissioni di azoto.
Benefici ambientali ed economici del biologico
Un altro studio, “Study on the environmental impacts of achieving 25% organic land by 2030” di Nicolas Lampkin e Katrin Padel, analizza gli impatti ambientali, economici e sociali legati al raggiungimento del 25% di suolo agricolo biologico entro il 2030, come previsto dalla Strategia Farm To Fork. I risultati sono significativi: si stimano 68 milioni di tonnellate di CO2 eliminate all’anno e un aumento del 30% della biodiversità. La conversione al biologico porterebbe anche a una drastica riduzione del 90-95% dell’uso dei pesticidi di sintesi chimica.
Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, sottolinea che «cambiamento climatico, agricoltura intensiva, consumo di suolo e aumento delle specie esotiche invasive stanno mettendo a rischio gli habitat naturali e sono tra le cause principali del declino della biodiversità».
L’agroecologia, di cui biologico e biodinamico sono espressioni avanzate, è considerata essenziale per salvaguardare la qualità e la salute degli ecosistemi. La sperimentazione comparativa Trial DOK dell’Istituto FiBL, attiva dal 1978, ha ampiamente dimostrato come i terreni biologici siano caratterizzati da una varietà vegetale e un numero di semi germinabili da due a tre volte superiori rispetto ai sistemi convenzionali.
FederBio rinnova l’appello a istituzioni, decisori politici, operatori del settore e cittadini per una transizione agroecologica che coniughi sostenibilità, tutela degli habitat naturali, mitigazione climatica e valorizzazione dei servizi ecosistemici.